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362 luigi pila-carocci

neta in Spoleto, e si spiega cosi quanto asserisce lo Zanetti (Tom. I, pag. 477), che la zecca di Spoleto fu trasportata a Foligno.

Dal fatto della mancata coniazione della moneta per parte del Miliano, non può arguirsi, che in Spoleto non vi esistesse altro coniatore di moneta.

Quale si fosse il fastidio, e quali gli impedimenti che in Spoleto si facevano al Miliano per la coniazione della moneta, dal Breve di Pio II, non è noto.

Che in Spoleto esistesse altro zecchiere? o vi entrassero ragioni di municipalismo tanto sentite in quell’epoca, essendo il Miliano folignate?

Forse nelle Riformazioni spoletine si potrebbe trovare qualche notizia in proposito, mentre le dette Riformazioni cominciano dall’anno 1351. Ma ora nell’Archivio municipale spoletino non è permesso ai cittadini di penetrare, con grande rincrescimento degli studiosi di cose patrie, essendo da 32 anni divenuto una privativa individuale.

Inoltre veniamo pure a conoscere dal detto Breve che l’Orfini non aveva altro privilegio che quello di coniare monete di rame e di argento, e così si avvalora l’idea che le monete di oro e gli zecchini si coniassero solamente in Roma, almeno fino al terminare del secolo XV, in cui si ha per la provincia della Marca lo Zecchino d’Innocenzo VIII a Macerata, poi, ad Urbino, Ancona e Camerino, gli aurei sotto Leone X.

Dopo la pubblicazione che feci, intorno alla Zecca ed alle monete di Spoleto, nel 1884, ho acquistato anche altre monete inedite.

Una di esse, in rame è un quattrino di Pio II.