Pagina:Rivista italiana di numismatica 1891.djvu/491

Da Wikisource.

monete italiane inedite nella coll. brambilla 433

a vedersi ai numeri 3 e 4 della tavola che correda la dissertazione Tonini. Erano probabilmente segni di zecca. Il mio esemplare conservatissimo, e come suol dirsi a fior di conio, è d’argento ottimo non inferiore a millesimi 950, e pesa grammi 1.290.

Credo perfettamente giusto l’avviso dell’erudito Tonini essere la moneta di cui si discorre uno dei primi prodotti della zecca aperta in Cremona, non appena ciò le era concesso dall’avuto privilegio imperiale del 1155. La finezza del metallo e la forma caratteristica di quella grande F che sta nel campo del diritto, e che pur troviamo nei diplomi di Federico I1, devono di ciò ampiamente persuaderci. Non però un denaro dobbiamo riconoscere nel nostro pezzo ma bensì un grosso quale nella seconda metà del secolo XII corrispondeva a quattro denari, e battevasi qui in Lombardia. In Milano, dove ad onta delle severe disposizioni imperiali, il lavoro delle monete, se pur fu sospeso, venne ben presto ripigliato, all’epoca succennata battevansi grossi del peso corrispondente a grammi 1.250, ed in buonissimo argento a millesimi 950 di fino, e cosi accadeva in Asti, come era fatto rilevare dal diligentissimo Domenico Promis2.

Se non che è ora mio scopo il pubblicare altra moneta cremonese al tipo stesso della già descritta, ma che per modulo, peso ed intrinseco si manifesta per uno spezzato del grosso al nome di Federico I.


  1. Vedi Le vicende di Milano durante la guerra di Federico I. Ivi a pagina XXVIII si dà il fac-simile di un diploma da Pavia del 10 Febbraio 1186, e l’iniziale del Federicus è precisamente conforme alla F della nostra moneta.
  2. Monete della zecca d’Asti, Torino, 1855, pag. 20. Anche Kunz nel ricordare un esemplare della descritta moneta cremonese esistente nel Museo Bottacin la ritiene un Grosso. Firenze, 1871, pag. 81.