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i “carlini” e la medaglia trionfale, ecc. 489


Item che ad li nostri citadini et contadini se e facto e fase in Pullia uno grande refuto de coronati et de carlini et cosi ad noi per li nostri pagamenti dal predicto thesorero quali pro dicerese non esse de piso quali pro non essere de liga. Intanto che dicti citadini ne pateno grande incomodita et danno et similmente la nostra cita in tanto che non sapera come se fare li suoi pagamenti. Considerato che tal moneta non se falsifica da noi supplicarete sen ce vollia pilliare remedio perche como havemo dicto quando tal stilo se tenga non volendo la corte altra moneta corrente in la nostra cita non haveremo de qual fare li nostri pagamenti.

Per la qual cosa, nel 1488, Ferdinando attese ad una seria riforma della moneta argentea e per impedire che le monete di scarso peso continuassero a circolare decretò, addì 1 ottobre 1448, secondo ne ricorda notar Giacomo, che omne moneta de argento se spendesse ad peso per tucto el Regno et quella non fosse de piso se vendesse per argento ructo salvo la moneta forestera1 ed in seguito a tale decreto, ordinò che tutti i pesi di carlini e coronati si dovessero far verificare con quelli della zecca, dal mastro de’ pesi. Alfonso Perez2. Ordinò inoltre che si coniasse un nuovo tipo avente in sul riverso l’Arcangelo Michele ed il motto IVSTA • TVENDA. Emanò se-

  1. Notar Giacomo. Cronaca, pag. 102. Lo stesso si legge nelle Effemeridi di Leostello (Filangieri, Doc. per la storia e le industrie del Nap., Vol. I). « Eo die (1 ott. 1488) fa prohibito che non se expendesse nulla pecunia argentea se non quella del conio regio et fusse de peso: aliter haberetur pro nichilo. »
  2. C. S. Curia 23 bis, fol. 60. Già nel 1465 Ferdinando aveva cercato togliere ogni diversità e confusione ne’ pesi delle monete d’argento e d’oro; ma non era riuscito che a togliere momentaneamente il mal vezzo di circolare ducati d’oro e carlini di scarso peso. Si vegga in proposito l’interessante documento pubblicato dal Fusco nel suo libro Argenteo imbusto di S. Gennaro, pag. 174.