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terra, e sposando Lavinia (= Vesta ?), divenne il capostipite della gente romana1.

La parafrasi di tutto il poema vergiliano e l’esegesi rigorosa dei nostri tipi monetari è appunto contenuta nei primi sette versi dell’Eneide (cfr. Orazio, Od., IV, 4 V. 53-56):

Arma virumque cano Troiae qui primus ab oris
Italiam fato profugus Laviniaque venit
litora, multum ille et terris iactatus et alto
vi superam, saevae memorem Iunonis ob iram,
multa quoque et bello passus, dum conderet urbem
inferretque deos Latio, genus unde Latinum
Albanique patres atque altae moenia Romae.

La duplice testa di Roma coperta della galea frigia sostituisce dunque nell’asse il Giano imberbe della 3a e 4a emissione capuana; mentre nelle frazioni minori (semisse, triente, quadr., ecc.) sono duplicatamente espressi i medesimi tipi principali delle serie capuane. La clava, segno di una di tali serie (Garrucci, tav. XXXV), potrebbe accennare alla presa di Teano Sidicino, di cui i Romani si impossessarono nel 318 a. C.2, o meglio, considerando i pesi, al protettorato di Eraclea di Lucania, assunto dai Romani nel 272 a. C.

La serie parallela col vaso a larghe anse slanciate, sta invece più decisamente in relazione con Cales, colonia romana nel 334 a. C, e mi par dimostrato: 1a dalla presenza e dalla peculiare forma del cratere, la quale è specifica della celebre stoviglia cosiddetta etrusco-campana di Cales (figulina di Canoleio)3; 2a dalla testa alta ed attenta di

  1. La ruota del rovescio (simbolo solare, v. Gaidoz, Revue Arch. 1885 p. 176 segg.) accenna bene tanto alla origine tirrena dei Rutuli, quanto al loro nome.
  2. Cfr. le sue monete d’argento coi tipi erculei (Carelli, tav. LXVI; Garrucci, tav. LXXXIII, 6, 6); non che le monete d’argento romano-campane, Garrucci, tav. LXXVII, 12, 15.
  3. Si confronti il cratere, di tipo un po’ diverso, similmente speci-