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100 vincenzo capobianchi

messo di credere che la libra romana, durante quella prima riforma, sia rimasta sempre in uso, e perciò da Pipino fu saggiamente compresa nella nuova divisione della libra merovingia, colla qual divisione se ne poteva ottenere la giusta proporzione che sicuramente mancava colla precedente in 25 soldi e 300 denari, e siccome per questa nuova divisione la libra romana diveniva decimale o duodecimale, divisa cioè in 20 soldi e contemporaneamente in 12 once, aumentando di un decimo gli uni e le altre si aveva l’equivalenza della libra merovingia, in 22 soldi ed in once 13 , romani. Che la libra merovingia debba avere avuto la divisione in once 13 , non solo se ne avrebbe una prova indiretta nella seconda divisione in 22 soldi, non decimale nè duodecimale, ma ancora se ne ha una prova diretta osservando che col denaro, sola unità monetaria d’allora, non potevasi avere la suddivisione completa dell’oncia che computandola a 20 denari.

Il Guérard errò adunque dicendo che la libra della decretale d’Herstal del 779, divisa in 20 soldi e contemporaneamente in 12 once, fu la libra istituita da Carlo Magno, come egualmente errò il de Barthélemy credendola libra merovingia a cui fosse stata data una nuova divisione, la qual divisione avrebbe dovuto portare immancabilmente una perturbazione nelle valute di quel periodo, primieramente coll’esistenza di una nuova serie di denari più pesanti de’ precedenti, che il Guérard aveva già dimostrato non sussistere1, secondariamente col cambiamento del prezzo del soldo d’oro che, per questa

  1. Guérard, Op. cit. p. 422. «Seulement on tire d’un capitulaire de l’an 779, la preuve qu’à celle époque la division de la livre en 20 sols était déjà en usage. Cette division, qui partegait la livre en 240 deniers, aurait du produire de deniers de 25 grains 3|5 si la livre eut conserve son poids de 6144 grains; mais les seconds deniers de Charlemagne, un lieu de peser 25 grains 3|5, pèsent, ordinairement, 32 grains