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366 giuseppe castellani

vedere, a cura del così detto Genio Civile, restaurato barbaramente il parapetto della piazzetta de’ Marinai che forma l’attico della loggia sottoposta, sopprimendone la balaustrata e sostituendola con un muro ripieno che tolse non poco alla leggiadria dell’edifizio. E ciò non ostante i reclami dell’egregio amico Prof. Oreste Antognoni allora Ispettore degli scavi e monumenti che voleva fosse almeno conservata l’antica forma a quest’ultimo avanzo del porto Borghese, di questa fabbrica grandiosa dove i Fanesi di allora profusero somme ingenti, indebitandosi fino agli occhi, grazie alla indulgenza di Paolo V, Pontefice che legò la sua memoria a molte opere monumentali.

La necessità di avere un porto s’impose sempre e s’impone tuttora alla città di Fano. Posta com’è al punto dove la Via Flaminia, partendo da Roma, tocca l’Adriatico, essa ne è lo scalo naturale e ne costituisce la più pronta comunicazione col Levante e Venezia. Questa ragione che ora, mercè le ferrovie, ha perduto alquanto del suo valore, la prospettiva di vivi commerci, indussero il Comune a spendere largamente perchè le navi potessero avervi accesso facile e rifugio sicuro. Mancano notizie precise della esistenza di un porto all’epoca romana; però da un passo di Vitruvio1 si può dedurre che le navi potevano approdare facilmente a Fano come a Pesaro e ad Ancona. Gli storici locali2 lasciarono scritto che il porto chiamavasi Augusto perchè fu costruito allorquando Augusto recinse di nuove mura e adornò di splendidi edifizi la Colonia Giulia Fanestre.

  1. Architettura, Lib. 2.
  2. Nolfi Vincenzo, Delle notizie istoriche della Città di Fano, ms. nell’Archivio Comunale. — Negosanti Pietro, Compendio dell’Historie della Città di Fano, ms. nell’Archivio sudd. — Amiani Piermaria, Memorie istoriche della Ctità di Fano. Fano, Giuseppe Leonardi 1751.