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90 vincenzo capobianchi


Questo trattato, la data del quale è inesatta, e nel quale gli anni del regno di Lotario I non corrispondono al febbraio 840, fu impugnato dal S. Quintino che volle dimostrarlo apocrifo o almeno interpolato1, ma fu difeso dal Romanin2 ed in seguito dal Papadopoli3 che si studiò di dimostrarne l’autenticità, non potendosi credere che un documento riportato nella celebre raccolta dei patti del liber blancus4 compilata da Andrea Dandolo nel 1344, circostanza che ignorò il S. Quintino, fosse stato ad arte alterato. Il Papadopoli è d’avviso che l’originale di tal documento guasto fin dal tempo in cui se ne fece la trascrizione, fosse il motivo degli errori che s’incontrano particolarmente nei primi versi, e della mancanza dell’ultima parte, essendo sempre il principio ed il fine di un foglio più facili ad essere guastati.

Fra le ragioni adotte dal S. Quintino e riconosciute dal Papadopoli vi sarebbe l’assomiglianza che questo diploma sia con quello di Ottone II del 983, e con altri del X secolo: però la più importante delle loro osservazioni consiste nel fatto che nell’accennato documento si hanno i soldi mancusi, dei quali non si parla nei documenti veneziani se non nel X secolo, e le lire veneziane, delle quali nessun documento fa parola prima del trattato di Berengario II del 953, ove esiste lo stesso paragrafo.

Per queste ragioni il Papadopoli, ammettendone l'au-

    « juramentum sit satisfactum, et ita usque, ad duodecim libras veneticorum semper addendum per duodecim electos juratores perveniat, ut quante sint libre, tanti sint et juratores. Nam si ultra duodecim librarum questio fuerit juratores ultra duodecim non excedant

  1. Giulio di S. Quintino, Osservazioni critiche intorno alla origine ed alla antichità della moneta veneziana. Torino, 1847, p. 27.
  2. Romanin, Op. cit., Vol. I, p. 351.
  3. Papadopoli, Sulle origini della veneta zecca. Venezia, 1882, p. 23 e seguenti.
  4. Liber blancus, Liber albus, Libri pactorum, pubblicati da Taffel e Thomas, Monaco 1855.