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medaglie italiane del 1890 495
SSM. SAL XXI SEPT. MDCCCXC PR. A. L EXPL. Rosetta. Nel campo, sotto il busto, a destra: Speranza.
R/ — Veduto da sinistra, il tempio a Giove Clitunno presso Spoleto. Nell’esergo: + RESTITUTUM - A. MDCCCLVIII — XC + In giro, in cerchio rilevato, da sotto: TEMPLUM AB. SSMI SAL. IN PISSINA JANI SPOLETI OLIM. JOVI CLITUMNO DICATUM. Stelletta a sei punte.

Clitunno e i suoi tempietti furono celebrati, presso gli antichi, da Virgilio, Properzio, Giovenale, Plinio, Svetonio; e, ai nostri tempi, da Byron, dal Rutili, e da Carducci che nella sua lirica bella sulle fonti del Clitunno così saluta:

Salve Umbria verde, e tu dal scuro fonte
Nume Clitunno.

Le rovine dei bassi tempi non risparmiarono il tempio dedicato a Giove Clitunno. Ciò che ne resta fu salvato per essere convertito in tempio dedicato al Salvatore, e Monsignor Pila Carocci ottenutone il titolo di abate perpetuo fino dal 1858, vi pose ogni cura per ridargli l’antico splendore artistico. Ristaurò l’emiciclo all’esterno, lo fornì di nuovo portale in ferro a traforo e rinnovò le grandiose scale laterali. Illustrò anche questo tempietto, dichiarato monumento nazionale, con una erudita lettura all’Arcadia, dove espose le vetuste fasi e le recenti del delubro pagano e dell’edicola cristiana.

La medaglia fu incisa dal distinto Cav. Speranza sunnominato, fu coniata nella zecca di Roma, e di un esemplare in metallo il nobile Monsignor Pila Carocci fece omaggio al Pontefice, ed altri, in molto limitato numero, fece coniare in bronzo, ritirando presso di sè il conio.



Altra medaglia personale, privata, dovuta al bulino del bravo Adolfo Farnesi di Lucca è la seguente, la cui dicitura ci dispensa da maggiori illustrazioni: