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270 necrologia

15.


Rassegna bibliografica: Biondelli Bernardino, Dichiarazione di parecchi medaglioni e monete romane inedite, Milano, 1881. — (In Gazz. Num., a. II, n. 2, 22 febbraio 1882, a pag. 7).


16.


Rassegna bibliografica: Trachsel C. F., Monographie des monuments numismatiques des comtes et du prince de Linange, Bruxelles, 1881. — (Ibidem, a pag. 7-8).


17.


Le monete di Catania, — (In Gazz. Num., a. II, n. 3, 9 marzo 1882, a pag. lo-ii, e n. 4, 18 marzo, a pag. 13-14).

    Le monetuccie aragonesi di questa zecca, al tipo dell’elefante, sono rare e pochissimo conosciute; il R. si accosta all’opinione del Kunz, che esse siano state battute da Federico III nel 1375, quando non eragli rimasta altra città.


18.


Di alcune contraffazioni operate in Castiglione delle Stiviere ed in Correggio. — (In Gazz. Num. a. II, n. 10, 3 agosto 1882, a pag. 37-39).

    Monete rinvenute in un campo poco distante da Guastalla. " Le contraffazioni che ci restano dei Gonzaghi e dei Correggeschi, — osserva il R., sono per lo più di monete straniere, specialmente tedesche, perchè minore era il pericolo nello spacciarle e meno facile era anche che si comprendesse da qua! zecca erano uscite.... Si trovano in numero comparativamente minore le imitazioni di monete italiane e tanto più degli stati limitrofi, perchè troppo grande era il rischio a cui si sarebbero esposti i fabbricatori.. Fra queste contraffazioni di monete italiane, il R. ne descrive tre castiglionesi, le quali imitano, la prima una moneta di Correggio, la seconda un quattrino di Guastalla, la terza una cinquina di Parma; descrive poi due altre contraffazioni, correggesche, le quali imitano, l’una il quattrino di Parma di Ottavio Farnese, l’altra una moneta di Guastalla al tipo dell’Annunciazione.


19.


Di un piccolo ripostiglio trovato in Piemonte. — (Ibidem, a pag. 39-40)

    Si componeva di contraffazioni delle monete francesi e dei duchi di Savoia, operate nelle zecche di Cocconato, Passerano, Castiglione delle Stiviere e Pomponesco. Nel soldo di quest’ultima officina, dice il Rossi, * la falsificazione "è assai più spudorata perchè non solo vi hanno improntato tal quale lo stemma Sabaudo, ma hanno anche copiata interamente la leggenda del diritto; era assai difficile che si arrivasse a questo punto di sfrontatezza e il Gonzaga dal fondo del suo feudo di Pomponesco ignorato ai più poteva permettersi quello che non era lecito ai Mazzetti, ai Tizzoni, ai Radicati che lavoravano, per così dire, sotto gli occhi del duca di Savoia. Molto opportunamente il R. conchiude: "È ancora da scrivere una storia completa delle contraffazioni monetarie italiane e ogni notizia che si pubblica è un aiuto che si porta a chi intraprenderà un opera di tanto interesse per la numismatica. .