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il denaro pavese ed il suo corso in italia 35

diminuzioni della moneta pavese. La tariffa genovese, della quale or ora più diffusamente ragioneremo, era la tariffa officiale allora in vigore in Genova. Questa tariffa fu allegata all’atto del 1164 nello stesso modo che più tardi fu allegata all’altro atto del 1172, per sola dimostrazione delle somme da pagarsi, e la data della sua compilazione, senza dubbio è anteriore alla data del primo atto a cui trovasi unita. Per l’introduzione in Italia del nuovo peso del marco tutti i valori indistintamente allora, per la prima volta, furono equiparati a quel peso secondo i differenti marchi in uso, e questa tassazione fu senza dubbio il principio di un nuovo ordinamento economico, per mezzo del quale venivasi a conoscere con precisione l’intrinseco contenuto in ciascuna specie di moneta corrente.

Per queste ragioni noi dobbiamo considerare le tassazioni dell’atto di concordia e della tariffa genovese riferibili solo alla seconda ed inferiore specie di denari pavesi bruniti, di quella cioè che secondo il Caffaro principiò in Genova all’anno 1115, che durava nel 1139 e nei seguenti, e che ritroviamo ancora nel documento di Vercelli del 1144, disopra riferito.

La serie dei denari che la zecca di Pavia battè nel corso dell’XI secolo, per una gran parte si costituisce di quei denari detti Enriciani che la costante uniformità di tipo rese finora impossibile di classificare. Il Brambilla con diligenti assaggi arrivò a conoscere i vari gradi del loro valore intrinseco e per questo mezzo egli potè dare un ordinamento a quella serie, assegnando ai denari di maggior peso e più fine titolo l’epoca più antica ed agli altri più scarsi e scadenti l’epoca posteriore. Fra i migliori di questi denari molti ne ritrovò che equivalevano al valore di tre e di due genovini, come era indicato sui documenti genovesi per le due specie dell’antica moneta pavese.