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il denaro pavese ed il suo corso in italia 39

un "atto dell’anno 1164 unitamente a quest’ultimo. Pietro preposto di San Salvatore nel novembre del detto anno concedeva in enfiteusi a terza generazione ad Attone figlio di Pietro, Bentevollo figlio di Attone ed Alberto figlio di Grimaldo, una casa posta in Cerreto per l’annuo censo di " duos denarios crossos de rigo„ sborsando essi all’atto della stipulazione " XXII soldos lucenstum „ ed obbligandosi inoltre alla pena di " tres libras lucensium „ per non adempimento dei patti1. L’epiteto crossi dato ai denari d’Enrico nel suddetto atto,, e che manca in tutti gli altri atti chiaravallesi di data anteriore e posteriore2, ci porge argomento ad una nuova osservazione. Il Desimoni aveva già notato che epiteto eguale davasi sul registro delle pensioni della curia arcivescovile di Genova ai denari bruni soggiungendo che quell’espressione, la quale non poteva applicarsi punto a quella specie di grossi che cominciarono ad usarsi soltanto verso la fine del secolo XII, fu precisamente introdotta allorchè per le corrisposte censuali fu mestieri distinguere i bruni maggiori dai minori o bruniti3; e questa circostanza, identica a quella del documento chiaravallese, ove trattasi di valuta censuale e riferibile probabilmente a concessioni precedenti, dimostrerebbe ancora una volta la giustezza delle nostre osservazioni nel ritenere che due sole furono le specie della nuova moneta pavese.


  1. Pergamena originale dell’Arch. del Monas. Chiaravallese di Piastra, n. 88. Nel Reg. Arch. di Stato di Roma.
  2. Pergamene originali del suddetto Arch., n. 82, anno 1163 gennaro " in pretio valenti solidos x enrici monete „
    Idem, n. 97, anno 1116, in ottobre. Vendita di una terra per "xiiij denarii de erigo „.
    Idem, n. 149, anno 1177, in febbraio "quinquaginta soldos denariorum enrici „.
  3. Desimoni, Note sopracitate.