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il denaro pavese ed il suo corso in italia 43

"parvi ponderis de marinis melechinis et barhariagiis pro marca argenti, et similiter pro marca argenti solidos XLVIIL Luc. de Pisa uel Luc. de Papia libras IIII. sol. VI. de Imperialibus solidos XXXIII et dimidio „.

Il secondo e posteriore esemplare della suddetta tariffa, di quello cioè che usò il Brambilla, trovasi egualmente in testa ad una nota di debiti del Barisone; ed abbenchè nell’ordine del Liber iurium segua immediatamente un atto dell’anno 11711, pur nondimeno è evidente che quella tariffa faceva parte di un precetto emanato nel 1168 per la mancata soluzione delle suddette somme tolte a prestanza come fu notato dallo. stesso traduttore. Questo esemplare differisce dal primo in due punti; 1° ove nel primo è detto unciam de marcha parvi ponderis, nell’altro trovasi, untia de marca papie: 2° in luogo de Imperialibus solidis XXXIII et dimidio, si ha de imperialibus soldos XXXII et dimidio.

La prima di queste differenze derivò sicuramente dai traduttori che diversamente sciolsero le sigle pp, e delle due versioni devesi senza dubbio accettare quella di untia de marca papiae, perchè marchi di piccolo peso non ve ne furono, notandosi come ivi a cagione del marco di Colonia, col quale era equiparata quella tariffa, occorreva dichiarare il nome ancora del marco papiense per la differenza del suo specifico peso. Per la seconda variazione della cifra XXXIII et dimidio in XXXII et dimidio per l’imperiali, è logico che la prima debba essere la vera, ed a conferma di ciò abbiamo molti ragguagli della stessa epoca non che posteriori fra i denari imperiali ed i pavesi, dai quali ragguagli costante-

  1. Loco cit, Liber Jurium, etc, Col. 267.