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CONTRIBUTI

alla

storia del ripostiglio consolare

di

PALAZZO CANAVESE




Se la moneta antica ha un valore in sè, doppio ne acquista quando, invece d’essere isolata, fa parte di un ripostiglio che offra allo studioso un complesso di dati cronologici e numismatici di maggior entità, e permetta di assorgere ad induzioni precise sul periodo in cui tali monete furono coniate e sul popolo che le usò in quel periodo.

Perciò rilevai l’importanza del ripostiglio di Romagnano Sesia, che ebbi la fortuna di studiare quando era ancòra integro1, e, nell’impossibilità di farlo acquistare pel Museo di Antichità in Torino, raccomandai al proprietario di venderlo intero o di tenerlo, piuttosto che togliergli ogni valore col dividerlo2. In quell’occasione osservai inoltre quanto siano rari i ripostigli consolari nell’Alta Italia e specialmente nel Piemonte3, per il che tanto maggiore è l’obbligo di seguire la traccia di quelli di cui si ha qualche notizia. Fra i ripostigli allora citati v’era quello di Palazzo Canavese, presso Ivrea, il cui ritrovamento risale non al 1886, come

  1. Vedi Rivista italiana di Numismatica, vol. VIII (1895), pag. 495; vol. IX (1896), fasc. II, pag. 233-246 e nota 1. — Ne parlò anche il ch. cav. prof. Ferrero in Atti dell’Accademia delle Scienze di Torino, vol. XXXI, pag. 766-775.
  2. Vedi Rivista cit., vol. VIII (1895), pag. 494. Con molto piacere venni a sapere che il ripostiglio di Romagnano Sesia fu acquistato intiero dal ch. cultore di studi archeologici cav. Giuseppe Assandria in Torino.
  3. Vedi Rivista cit., vol. IX (1896), pag. 244, nota 4.