Pagina:Rivista italiana di numismatica 1897.djvu/217

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il museo bottacin 209

dacché gli illustri investigatori T. Mommsen ed A. di Longpérier ne esposero i sodi argomenti, come non è forse infondato il sentimento di coloro che a questa città attribuiscono alcuni tremissi di stile merovingio. Checché ne sia di ciò, basti pel caso nostro constatare che il conte Amedeo Vili vi fece aprire una zecca, e che altri principi della stessa stirpe vi fecero lavorare monete, inscrivendo talvolta in esse il nome latino di Augusta Praetoria. Non sono molte quelle di tal fatta e però non deve sorprendere se due sole ne serba questo museo, cioè due quarti di soldo col nome di Emmanuele Filiberto.


Carmagnola e Saluzzo.


Sebbene per un denaro fatto palese dal più volte encomiato commendatore Promis, apparisca che un figlio di Tommaso I, marchese di Saluzzo, esercitasse la prerogativa della zecca in Dogliani in sul principio del secolo XIV, ed in quel torno il marchese Manfredo IV, come fu già avvertito, facesse altrettanto in Chivasso od altrove, ed altri dello stesso casato abbiano probabilmente nello stesso secolo fatto battere moneta (denari imperiali), pure, di una loro zecca stabile e duratura non bassi indizio che verso la fine del secolo XV, allorché ne apersero una in Carmagnola, seguita da altra in Saluzzo, e dal marchese Lodovico II (1475-1504), non già da Lodovico I, come vorrebbero i Muletti, deve riconoscersi il principio di queste zecche, i cui prodotti, nella massima parte dei casi è per noi sì difficile, per non dire impossibile, di sceverare, che, almeno fintanto che quel luminare della numismatica italiana non ci abbia data la loro storia, non possiamo fare a meno di riunirle in un solo manipolo.

Le poche monete finora poste assieme di questa serie spettano ai marchesi Lodovico II, Michele Antonio, e Francesco, nè sono rare, ad eccezione di un quattrino del primo che offre inscritta la parola noc, motto a grido di guerra, bellicus clamor, usato da quella valorosa prosapia, che al Sanquintino parve enigmatico, ma non è punto, mentre, come già avvertiva il Denina, è quella una voce tedesca che suona,