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416 bibliografia

delle officine, ossia p. es. in quelle di Roma le monete della prima officina hanno nel campo la lettera A, quelle della seconda E, della terza Q e così via. Assai probabilmente Equitius o Aequitius era uno dei nomi dell’imperatore Probo, finora sconosciuto.

Ed ora veniamo a quanto aggiunge il Mowat in questo campo di scoperte. Dopo d’aver confermata quella che diremo la legge di Longpérier con altre monete dei Tetrarchi, si ferma alle lettere HER e SEF che si incontrano sui medii bronzi di Massimiano, Massenzio e Costantino portanti la leggenda CONSERVATOR AFRICAE SVAE. Queste non sono a serie come le precedenti, ma si trovano l’una o l’altra su diversi esemplari della medesima moneta; alcune monete cioè portano la prima, altre simili la seconda. L’interpretazione della prfma è facile, HER, significa evidentemente HERCVLIVS, l’altra offre maggiore difficoltà. Potrebbero leggersi per SE(nioris) F(ortissimi); ma, tale interpretazione non potrebbe adattarsi che a Massimiano; ricordando invece la frase Imperatores semper Herculii del panegirista anonimo di Massimiano e di Costantino, le due sigle accoppiate si possono assai verosimilmente interpretare per HER(culii) SE(mper) F(elicissimi). I bronzi che portano queste lettere nel campo sono estremamente rari.

L’autore volge poi il suo studio ai medii bronzi di Costanzo II e di Costanzo Gallo che offrono la leggenda FEL TEMP REPARATIO seguita dalla cifra LXXII, cifra che si trova pure su alcuni solidi di Costantino Magno, Costanzo II e Costante, L’interpretazione della cifra LXXII (che sui denari d’oro ha assai probabilmente e, diremo quasi con certezza, il significato di valore, ossia la 72a parte d’una libbra romana), riesce assai difficile pel bronzo, tanto più che ivi è scritta non in linea orizzontale come sull’oro, ma sotto la leggenda circolarmente e concentrica a questa.

Il Sig. Mowat offre una nuova interpretazione, che ora vedremo, la quale viene in qualche modo a collegarsi con tre segni segreti che occupano il centro di questi bronzi. Alcuni di questi, e precisamente quelli della zecca d’Aquileja, hanno nella parte centrale un piccolo monogramma di Cristo, altri hanno un S, altri infine una corona. Disponendo questi