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VARIETÀ




Il ripostiglio di Fontanile (provincia di Acqui). — La mattina del 24 dicembre scorso, a Fontanile, in un fondo attiguo all’antica chiesa parrocchiale in demolizione, dal lato orientale della piazza comunale, furono rinvenute dai contadini Michele Rocca e Giovanni Berruti, in un terrapieno di rottami da costruzione, e alla profondità di m. 040 dal livello anteriore del terreno, centosettantasette monete d’oro, raggruppate in un sol luogo, senza vestigio alcuno dell’involucro in cui erano verosimilmente contenute.

Di queste monete, se ne poterono esaminare centoquarantotto, ora in deposito presso il R. Museo di Antichità in Torino. Sono monete moderne d’oro, quasi tutte comuni, talune anche di brutto conio e di cattiva conservazione, comprendenti il periodo dal primo quarto circa del secolo XVI air ultimo del XVII. Esse potrebbero avere appartenuto a persona vissuta nel seicento, che le avesse nascoste, o per salvarle o per trafugarle, in quei torbidi delle guerre di successione nel Piemonte, e specialmente nel Monferrato. Rappresentavano per allora un discreto peculio, in quantochè, pesando complessivamente otto ettogrammi, corrispondono tuttora ad un valore intrinseco d’oro di non meno di duemilaseicento lire.

Le centoquarantotto monete esaminate si possono distribuire per tipi come segue: trentaquattro da due doppie, doppie o mezze doppie della Repubblica di Genova (15461627), del periodo dei dogi biennali, piia una senza data, che deve appartenere al periodo susseguente alla riforma del Doria (1528-1541); sei zecchini di Venezia (1559-1618), coi nomi dei dogi Gerolamo Priuli, Nicolò da Ponte, Pasquale Cicogna, Marino Grimani, Nicolò Donato; diciassette tra doppie e mezze doppie dei granduchi di Toscana Francesco Maria, Cosimo II, Ferdinando II (1574-1670); una doppia pi-