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la zecca di bologna 215

Nel 1757, con una nuova coniazione dei soliti scudi d’oro valutati a L. 4,10 l’uno, di cui furono mandati alcuni esemplari di saggio al papa e ai cardinali, che li approvarono, si chiude la monetazione del tempo di Benedetto XIV.

Clemente XIII (Rezzonico, 1758-69) al principio del suo pontificato pensò anch’esso ad unificare il corso delle monete nello Stato pontificio, e a Bologna gli Assunti formularono i soliti progetti destinati a rimanere lettera morta1.

Nel 1760, con atto della congregazione degli Assunti di Zecca 7 maggio, fu ridotto il baiocco al valore di 5 quattrini: poco dopo fu sospesa la battuta dei quattrinelli (20 gennaio 1761), mentre continuavano le coniazioni delle solite monete di lega e di rame schietto, eseguite sui conii dell’orefice e scultore Ercole Lelli riconfermato poi nell’ufficio il 15 giugno 1764: zecchiere era il Pignoni che si prese in aiuto il figlio Girolamo2. Gh Assunti poi provvedevano perchè fossero raccolti in zecca esemplari di tutte le monete bolognesi fin dalle più antiche e gli atti fanno cenno delle domande fatte fin d’allora dagli studiosi per averne copia e impronte: la raccolta in questione fu poi passata all’Istituto delle Scienze con decisione 3 marzo 1766.

Il Lelli, incisore dei conii, dopo grave malattia era morto e nel marzo del 1766 concorrevano al suo posto sei orefici: sottoposti ad un esperimento e a presentare alcune medaglie colle effigie di illustri bolognesi, da essi modellate, vinse il concorso Filippo Balugani (9 febbraio 1767) artista del quale rimangono parecchi bei lavori in Bologna. Gli altri

  1. V. doc. XXVI.
  2. Assunteria di zecca, Atti.