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la zecca di bologna 217

papale sovranità1. Il nome del pontefice fu posto invece negli scudi e nei bianchi.

Dal 1774 al 1775 nuova sede vacante: di questo tempo rimane uno scudo da 80 baiocchi colla figura del San Petronio inginocchiato: furono incise da Petronio Tadolini, (scultore famoso a’ suoi tempi e che lasciò, tra gli altri, alcuni rilievi in una porta secondaria del S. Petronio) perchè l’incisore precedente aveva disgustato gli Assunti che non avevano trovato troppo ben riusciti gli ultimi conii2. Ma nel dicembre del 1775 fu riconfermato a coniatore Filippo Balugani che ne aveva fatto istanza promettendo di porre maggior diligenza nella fabbricazione delle monete e assumendo di perfezionare il torchio, pensiero costante degli Assunti di Zecca, come provano le molte relazioni e i molti disegni che rimangono tuttora3.


Pio VI (Braschi) fu l’ultimo pontefice del secolo e nel lunghissimo periodo del suo governo (1775-1796) si coniò la più ricca serie di monete d’ogni valore: dai pezzi d’oro da dieci zecchini del 1786 e 1787 fino ai quattrini e ai bolognini, che descriveremo tutti a suo luogo.

Al 1776 risalgono molti lavori di restauro del palazzo della zecca a seguito di altri incominciati nel 1754, per opera dell’architetto Carlo Francesco Dotti e che si era limitato agli ornamenti in macigno delle finestre e della grande porta4.

Le prime monete coniate sotto Pio VI furono le piastre per le quali si fusero molte argenterie vendute dalla famiglia Tanari, e presente all’operazione fu

  1. Assunteria di zecca. Atti di congregazione.
  2. Atti cit., 1774-75.
  3. Atti cit., giugno 1775.
  4. Atti cit., 1777.