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| 218 | francesco malaguzzi |
anche Guidantonio Zanetti: seguirono i bianchi e i mezzi paoli. Tutte queste monete, esaminate e riconosciute buone, furono messe in circolazione nel luglio del 1777 e si avvertì l’incisore Balugani di preparare il conio del testone di Bologna, essendo pronta la pasta per tale moneta[1]. Ma per causa che si ignora, il conio fu poco dopo ordinato a Firenze e di là spedito.
In conseguenza di una lettera dell’Ambasciatore gli Assunti ordinarono poi al zecchiere Pignoni di regolare la bontà delle baiocchelle di Bologna con quelle di Roma, fino allora migliori[2], Un ulteriore pericolo di chiusura della officina fu allontanato, e non ne rimane traccia che negli atti di congregazione dell’Assunteria di zecca del secondo semestre del 1778.
Invece nel maggio s’incominciò a battere monete d’oro: le prime furono zecchini e mezze doppie, eseguiti con un nuovo grande torchio costruito da certo Fornasini che rimodernò anche gli altri arnesi dell’officina, e specialmente la trafila per laminare il metallo.
Per la morte del Balugani essendo vacante il posto di incisore dei conii, nella seduta del 7 novembre 1780 gli Assunti nominarono lo scultore Petronio Tadolini che aveva già servito in altre occasioni, quando il lavoro era soverchio[3], Questi si obbligò a consegnare cinque conii all’anno, se occorrevano, a sue spese e a farli tanto robusti da servire per la battuta di almeno 15000 pezzi. In questo tempo il personale di zecca era così composto:
- il zecchiere o locatario della zecca,
- il ricevitore delle monete,
- il calcolatore,