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le monete di caligola nel cohen 245

15. C. 238, 9 — Nel diritto, la Pietà è velata1.

16. C. 238, II — Nel diritto c’è tr . p . mi in luogo di tr . p . mi . p . p2.

17. C. 239-240, 18-26 — La leggenda del rovescio andava descritta s . p . q . l’|| pp || ob . e . s ., cioè su tre linee3, come si vede anche nelle due monete (N. 20 e 22) incise nella pagina 239.

18. C. 240, 26 — Nel diritto c’è tr . p . mi in luogo di tr . p . mi . p . p4.

19. C. 240, 29 — Nel diritto e’ è tr . p . mi invece di tr . p . mi . p . p5.

20. C. 240-241, 30 — — In mezzo a una corona di quercia su cinque linee pont || maxim |1 tribvn || potest || cos.

Nel rovescio manca poi il praenomen c(aius) Caesar che si legge benissimo nella moneta incisa superiormente.

21. C. 241, 31 — 9 — Nel mezzo su tre linee pont max || tr potest ii cos in luogo di pon max tr . potest6.


  1. Med. Nap., Mon. rom., 4133-4134.
  2. Cohen, 1ª ed., pag. 149, n. 20.
  3. Cf. Med. Nap., Mon. rom., 4123-4127, 4139.
  4. Per analogia con le altre monete che hanno la medesima dizione (cf. più avanti " Cronologia delle monete „ pag. 264, n. 9 e nota 6ª).
  5. Cohen, 1ª ed., pag. 150, n. 27.
  6. Il Cohen osserva che queste due monete 30ª e 31ª hanno fatto parte del Gabinetto di M. Herpin e che, benché sembrino coloniali per la mancanza delle lettere s . c, meritano per la loro fabbrica d’esser poste tra le romane. Ora la mancanza delle lettere s . c per se stessa non implica che le monete non possano essere romane, perchè ve ne sono diverse coniate dall’imperatore e non dal Senato, anche di bronzo e che non hanno però le sigle s . e.
        Altri, piuttosto, sono qui i caratteri della assoluta non romanità: mi riferisco cioè al titolo imp(erator) che non appare se non nelle coloniali (Cohen, 241-243, 36-48 e 55; 247, 1) e inoltre la circostanza per la moneta n. 31 che Caligola vi è chiamato m . agrippae n(epos). Noi sappiamo ch’egli sdegnava d’esser chiamato così (Svet. Cat. 23), mentre andava superbo su ogni altra della parentela del padre Germanico e del proavo Augusto. In Roma non avrebbero, di certo, osato adularlo a quel modo.