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la zecca di bologna | 91 |
nelle matricole di quella società. Il loro stipendio era di ottanta lire annue[1], mentre l’officina era appaltata ad un Filippo di Vincenzo Cecchi[2]. Alcune monete d’argento del tempo di Paolo IV ne riproducono il ritratto: oltre le muraiole (termine volgare che finì coll’essere accettato anche nel linguaggio amministrativo come vedremo) da 2 baiocchi, di cui si troverà la descrizione in seguito.
Pio IV (De Medici, 1559-1566). I prodotti di questo periodo appartengono a Girolamo Faccioli, riconfermato poi nell’ufficio di maestro dei coni il 19 gennaio 1566[3], e contemporaneamente fu nominato assaggiatore Giacomo Stella che ne aveva fatto istanza. Lo Stella, riconfermato volta a volta, rimase nella carica fino alla sua morte, nel 1580.
Non abbiamo notizie importanti del tempo della nuova locazione con Paolo di Oriente Canonici, in cui si coniarono i noti scudi d’oro detti del sole[4] (dal sole, riprodotto prima del motto Bononia docet del rovescio).
Pio V (Ghisilieri 1566-1571). Di questo breve periodo riassumeremo i capitoli tra l’assunteria e Paolo Canonici, dall’istrumento 18 agosto 1567. Il Canonici vi si obbliga a fabbricare scudi d’oro della solita bontà (che da 30 anni era tuttora in vigore) e che ne andassero 109 alla libbra, mezzi scudi a 218 alla libbra, bianchi da soldi io a oncie 9 den. 22 o almeno 20 per libbra con 2 den. di rimedio, a 73 alla libbra; così doppi e mezzi bianchi alla stessa ragione; gabelle a 168 1/2 la libbra e mezze gabelle a 337 per libbra; pagando alla Camera di Bologna 18 soldi