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60 | g. castellani |
del peso quali siano i piccioli che, avendo lo stesso titolo dei mezzi quattrini, dovevano pesare solo gr. 0.403 poi che ne andavano 70 per oncia. Ma tra le monete descritte e di cui si conosce il peso non ve ne sono che due, i N.’ 28 e 32 che si avvicinino a questo peso minimo sorpassandolo, mentre l’esperienza c’insegna che le monete attraverso il tempo restano calanti, se pure l’ossidazione non vi fa aderire dei corpi estranei. Io non mi periterei quindi di affermare che non è tra queste monete col nome di Paolo III che noi troveremo il picciolo cercato, ma bensì tra quelle anonime dove i N.’ 3 e 5 corrispondono pel peso e anche per la storpiatura del nome PATRIGNIAN che troviamo solamente nelle monete di Paolo III, N.’ 31 e 36. E un’altra ragione mi conferma in questa idea ed è che qui si tratta del picciolo della Lira Fanese identico per bontà e peso ai piccioli più antichi e non è a meravigliare che fosse loro identico anche per la forma.
Altre due monete descritte tra le anonime ai N.’ 6 e 7 potrebbero appartenere alla emissione di cui parliamo e invero desse corrispondono alla descrizione datane dai capitoli; però siccome non si conoscono monete sicuramente attribuibili alla battitura di cui ora andremo a parlare, così di questi quattrini torneremo a parlare con essa, senza per altro escludere che possano essere stati emessi anche in questa.
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Dal 1542 non abbiamo altre notizie della zecca fino al 1550 in cui si ebbe la conferma del privilegio accordata con breve del 6 maggio da Papa Giulio III
con le parole seguenti: «....ac precipue licentiam et