Pagina:Rosselli - Scritti politici e autobiografici, 1944.djvu/40

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tanto lasciatemi godere. Il nostro destino è di perdere in estensione e di guadagnare in intensità. In un giorno noi conquistiamo quello che una vita banale e volgare non darà mai. Anche in prigione, nell’aula della Corte d’Assise di Savona, abbiamo toccato punte altrimenti inaccessibili.

Tutta la nostra vita è tesa in questo sforzo di arrivare, per un’ora, altissimi. Che importa sapere che si dovrà poi ridiscendere? Chi si è sollevato su per un «camino» nella montagna rocciosa, mi capisce.

Anche noi siamo in cordata. Parri aiuta me, io aiuto altri. Arriveremo alla cima.


Secondo tempo.

Ustica, Lipari. Quasi due anni di confino, dopo uno di prigione. Ustica, parentesi breve tra due prigioni. Lipari parentesi aperta.

Sono a Lipari da sei mesi. Marion è qui, il Mirtillino è qui. Cerco di educare il mio scarso senso di paternità. Chi si occupa dell’umanità in genere, difficilmente è un buon padre. Forse con gli anni...

Ho molti amici, vivo discretamente, leggo, di nascosto scrivo. Ma sono già stufo, orrendamente stufo di questa vita da pollaio, di questa falsa apparenza di libertà. Meglio forse la prigione. In cella la impossibilità di fuggire è evidente e il sacrificio più netto.

Il confino è una grande cella senza muri, tutta cielo e mare. Funzionano da muri le pattuglie dei

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