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gna assolutamente che sian tratti alla nostra credenza, o siano tormentati. Dovunque l’intolleranza teologica è ammessa, è impossibile che non produca qualche effetto civile1; e non appena essa ne produce, che il sovrano non è più sovrano, nemmeno nel temporale: d’allora in poi i veri padroni sono i preti, ed i re non sono altro fuorchè i loro uffiziali.

Ora che non vi è più, e non può più esservi religion nazionale esclusiva, si debbono tollerare tutte quelle, che tollerano le altre, fintantochè i loro dogmi non hanno niente che oppongasi ai doveri del cittadino. Ma chiunque osa dire, fuor della chiesa non v’è salvezza, debb’essere cacciato dallo Stato, salvo che lo stato sia la chiesa, e il principe il pontefice. Un tale dogma non è buono se non in un governo teocratico, in

qualunque altro è pernicioso. La ragione,

  1. Il matrimonio, per esempio, essendo un contratto civile ha degli effetti civili, senza i quali è pur impossibile che la società sussista, Supponiamo dunque, che riesca ad un clero di attribuire a lui solo il diritto di passare quell’atto, diritto che è