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206 giulietta e romeo

di’ a mia madre, che avendo avuta la sventura di dispiacerle, sono ita alla cella di padre Lorenzo per confessarmene, e ottener perdonanza.

Nutr. Sarà fatto; e vi lodo per tanta pietà.     (esce)

Giul. Va, furia d’Inferno! va, malvagio demone! Quale è dei due il suo peccato maggiore, allorchè mi brama spergiura, e invilisce lo sposo mio che avea tante volte sublimato? O perversa femmina, il mio cuore è diviso per sempre da te. — Ma andiamo dal buon padre Lorenzo a chiedere il suo soccorso; e se niuno potrà offerirmene, apparecchiamoci al morire.     (esce)