Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, I-II.djvu/458

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atto quarto 71


Re. Seguitela da vicino; ponetela in buona custodia, ve ne scongiuro. (Or. esce) Oh! è il veleno di un profondo dolore che nasce dalla morte di suo padre: e bada, Gertrude, che quando i dolori vengono, non vengono come spie ad uno ad uno, ma a legioni. Prima suo padre ucciso, poi vostro figlio partito (ed è egli stesso l’autore del proprio esilio), il popolo quindi costernato, ammutinato e contumace per la morte del buon Polonio! Incautamente operammo seppellendolo in segreto. La povera Ofelia, da se stessa divisa, e dalla propria ragione, senza di cui non siamo che vani simulacri, o meri bruti... infine, e questo avvenimento è importante come tutti gli altri, suo fratello è tornato di Francia, segretamente, e si pasce di questi guai; ei si tiene avviluppato fra oscure nubi, nè i malcontenti mancano che susurrino al suo orecchio racconti calunniatori sulla morte di suo padre, accagionandone noi. Oh, mia Gertrude, tante vicissitudini crudeli mi dànno mille morti! (si ode rumore dentro)

Reg. Oimè! che rumore è questo? (entra un gentiluomo)

Re. Dove sono le mie guardie? Siano difese le porte. Che accade?

Gent. Salvatevi, signore; l’Oceano, rompendo le sue dighe, non innonda le pianure con foga più impetuosa di quella con cui il giovine Laerte, nell’accesso del suo delirio, abbatte e rovescia i vostri uffiziali. Il popolo lo dice re; e come se il mondo nascesse oggi, gli usi più sacri son dimenticati, le costumanze antiche, salvaguardia degli Stati, vanno sconosciute. E’ gridano: eleggiam Laerte per re nostro! e i berretti volano per l’aere; le voci e le mani applaudiscono al grido di cui risuonano le nubi: Laerte sarà re, Laerte re!

Reg. Con qual gioia questa muta di Danesi segue latrando la sua falsa traccia! Ah! perfidi, ella vi perderà.

Re. Le porte sono atterrate. (raddoppia il tumulto; entra Laerte armato con seguito di Danesi).

Laer. Dov’è questo re? — Signori, (ai suoi) statevene al di fuori.

Dan. No, lasciateci entrare.

Laer. Pregovi, siatemi cortesi.

Dan. Saremo, saremo.     (si ritirano)

Laer. Vi ringrazio; rimanete alla porta. — O tu, vil re, rendimi mio padre.

Reg. Calmatevi, buon Laerte.

Laer. Se avessi una sola stilla di sangue che fosse in calma, essa rivelerebbe in me un figlio illegittimo, disonorerebbe il letto