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SCENA VI.

Brettagna. — Una stanza nel palazzo di Cimbelino.

Entrano la Regina, alcune Signore, e Cornelio.

Reg. Finchè la rugiada bagna ancora la terra, ite a cogliere quei fiori; affrettatevi: chi ne ha l’incarico?

Sig. Io, signora.

Reg. Andate. (le Dame escono) Ditemi ora, dottore, avete provveduto quelle droghe?

Corn. Per compiacere a Vostra Altezza, eccole qui spremute in questo alberello (dandole una fiala): ma se Vostra Maestà me lo permette, e spero ch’essa non se ne offenderà, la mia coscienza mi obbliga a domandarle a che uso debba servire questa velenosa mistura, che lentamente produce la morte.

Reg. Stupisco, dottore, che mi facciate tale inchiesta. Non sono io stata lungo tempo vostra discepola? non m’avete voi insegnata l’arte di comporre profumi, di stillar sughi, e di conservarli? dimenticate forse che il re spesse volte mi accarezza, per le fragrantissime essenze onde so inebbriarlo? E dopo ciò vi meraviglierete, ove non mi supponghiate un’anima d’Averno, s’io cerco di render perfetta con nuove esperienze la mia scienza? Vo’ far prova di questa composizione su vili animali, non su creature umane; da ciò ne conoscerò la forza, vi opporrò antidoti, e verrò in chiaro della loro virtù.

Corn. Vostra Maestà con simili prove non farà che indurire il proprio cuore; nè potrà assistere ad esse senza avversione, e anche senza pericolo.

Reg. Basta così, dottore. (entra Pisanio) Ecco (a parte) il servo adulatore: sopra di lui farò il mio primo esperimento. Devoto al suo signore, egli abborre il figlio mio... Ebbene, Pisanio? (a Cornelio) Dottore, l’ufficio vostro presso di me per adesso è compiuto; ritiratevi, se vi piace.

Corn. (a parte) Voi mi siete sospetta, madonna; ma non commetterete alcun male.

Reg. Ascolta una parola... (a Pisanio)

Corn. (a parte) Mi ripugna costei... ella adesso crede avere in mano un veleno; ma troppo io conosco il cuor suo per avventurare con essa pozioni di morte. Forse le sue prove comincieranno da vili animali, per ascendere poi a specie più nobili: ma nell’apparente morte, che quella bevanda cagiona, non è peri-