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Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, I-II.djvu/591

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204 cimbelino

spettacolo era il vederlo beffare quel buon francese. Ma il Cielo sa esservi uomini che ben molti rimproveri potrebbero fare a se stessi.

Imog. Egli però non sarà del numero, spero.

Jach. Egli? no: nullameno accoglier dovrebbe riconoscente le grazie del Cielo; chè il Cielo molte ne ha prodigate sì a lui, come a voi, che io riguardo qual primo suo bene; e da un canto son mosso ad ammirazione, dall’altro a pietà.

Imog. E quale oggetto, signore, eccita la vostra pietà?

Jach. Due creature che io commisero nell’intimo del cuore.

Imog. Sono io forse fra quelle? I vostri sguardi si fissano sopra di me: qual mai grande sventura mi sovrasta che tanto v’intenerisca?

Jach. Oh deplorabile acciecamento! come chiuder si ponno gli occhi a sì bel lume per cercare la voluttà in seno alla colpa, fra gli orrori del libertinaggio?

Imog. Di grazia, signore, date più aperta risposta alle mie parole: perchè mi compiangete?

Jach. Perchè altre femmine, già quasi lo dissi, si sollazzano col vostro... Ma agli Dei s’aspetta il farne vendetta, non a me ora il favellarne.

Imog. Voi mi sembrate in cognizione di cosa che davvicino mi concerne; ve ne scongiuro, parlate: il dubbio d’una sventura riesce talvolta più fatale della certezza medesima; perocchè, o la sventura è al di sopra di ogni rimedio, o in tempo conosciuta può dar luogo a qualche riparo. Scopritemi il segreto che sta per isfuggirvi e che a forza rattenete.

Jach. Se posseduto avessi queste guancie di rosa per stamparvi i miei baci; questa mano il cui solo tocco obbligar dovrebbe un uomo a giuramenti di perpetua fedeltà; se posseduto avessi quest’oggetto de’ miei pensieri, di cui gli occhi miei sono inebbriati, e, uomo di fango, fossi andato a contaminare la mia bocca su labbra premute più dei gradini che adducono al Campidoglio; a stringer colla mia mano mani aggrinzite dal lavoro e più dai moltiplica spergiuri; e ad attingere l’onda della felicità da occhi abbietti e foschi come la fiamma di quelle faci che con impure sostanze vengono alimentate; non sarebbe stato giusto che tutte le furie d’inferno si fossero unite per punirmi di tanto e sì indegno tradimento?

Imog. Lo sposo mio, pur troppo lo temo, ha dimenticato la Brettagna.

Jach. E se stesso, aggiungete. Non è già il voler mio che mi