Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, I-II.djvu/626

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atto terzo 239

entriamo: il parlare affatica quando siamo digiuni; ma dopo cena ti chiederemo la tua istoria, se ti piace narrarcela, lasciandoti libertà d’interromperla dove ti aggrada.

Guid. Vieni, ti prego.

Arv. La notte al cuculo, e il mattino all’allodola è men caro, che a noi il tuo incontro.

Imog. Vi ringrazio, signore.

Arv. Vieni con noi, te ne supplico.               (escono)

SCENA VII.

Roma.

Entrano due Senatori e alcuni Tribuni.

Sen. Ecco il tenore dell’editto imperiale: «Dappoichè la milizia ordinaria si trova adesso alle prese coi Pannoni e coi Dalmati; e poichè gli eserciti di presidio nelle Gallie sono troppo affraliti per poter imprendere una guerra contro i Brettoni ribelli; arruoliamo i cittadini e i volontari per questa spedizione». — Crea quindi proconsole Lucio; e a voi, tribuni, affida l’esecuzione del comando. — Lunga vita a Cesare!

Trib. È Lucio il capitano?

Sen. Lucio.

Trib. Sta ancora nelle Gallie?

Sen. Sta; e con quegli eserciti che io diceva, e che voi dovete rinforzare: le parole dell’editto vi chiariranno qual sia il numero dei soldati richiesti, e quale il giorno della marcia.

Trib. Faremo il dover nostro.                                   (escono)