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308 antonio e cleopatra


Ces., Ant. e Lep. Additateci la via.

Pom. Venite. (Escono Pom., Ces., Ant., Lep. e seguito)

Mena. Tao padre, Pompeo, non avrebbe mai fatto un tal trattato (a parte). — Noi ci siam conosciuti, signore.

Enob. In mare, credo.

Mena. Sì.

Enob. Foste prode in mare.

Mena. E voi in terra.

Enob. Loderò sempre chi mi loderà: sebbene non si possano negar le mie geste sul continente.

Mena. Nè le mie sull’Oceano.

Enob. No. Ve n’ha nondimeno qualcuna che non sapreste riconoscere per vostra sicurezza; perocchè foste un gran pirata sulle acque.

Mena. E voi sulla terra.

Enob. Perciò me ne tacio. Ma datemi la vostra mano, Mena. Se i vostri occhi avessero autorità potrebbero qui prendere due corsari che si baciano.

Mena. La fisonomia degli uomini è sempre schietta e leale, checchè si facciano le loro mani.

Enob. Lo stesso non avviene per le donne. Non v’ha bella il di cui volto non sia perfido.

Mena. Non è una calunnia; esse rubano i cuori.

Enob. Venimmo qui per combattere.

Mena. Per me mi dolgo, che le cose si chiudano in un banchetto. Pompeo in questo dì schernisce la sua fortuna, e l’abbandona per sempre.

Enob. Se ben v’apponete, è certo che i suoi dolori non la richiameranno.

Mena. Lo diceste. — Non credevamo di trovar qui Marc’Antonio. Ditemi, ve ne prego, è egli sposo di Cleopatra?

Enob. Sapete che la sorella di Cesare si chiama Ottavia.

Mena. Sì; ed era donna di Caio Marcello.

Enob. Ebbene, oggi è accoppiata a Marc’Antonio.

Mena. Che dite?

Enob. Nulla è più vero.

Mena. Ecco dunque Cesare e Antonio legati insieme per sempre.

Enob. Se fossi costretto di presagire su questa unione, non predirei così.

Mena. Credo che la politica abbia avuta maggior parte che l’amore in tali nozze.

Enob. Come voi lo penso. Vedrete che il nodo, che sembra