Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1858, III-IV.djvu/230

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atto primo 319


Lor. Messer Bassanio, poichè siete con Antonio, vi lascìeremo seco. Ma all’ora del pranzo ricordatevi del luogo in cui dobbiamo trovarci.

Bas. Non mancherò.

Gra. Voi non avete buon aspetto, messer Antonio: troppo gran prezzo voi date agli affari di questo mondo, e ne perdete i piaceri, volendoli comprare con soverchie cure. Oh siete assai cangiato, credetemene.

Ant. So estimare il mondo per quel che vale, Graziano: esso è un teatro in cui ognuno deve compiere la sua parte, e la mia è di esser tristo.

Gra. Allora la mia sia di esser pazzo. Le rughe della vecchiaia mi vengano in mezzo alla gioia e alle risa, e il mio fegato sia piuttosto infiammato dal vino, che il mio cuore fatto gelido da dolorosi sospiri. Per qual ragione un uomo che ha il sangue caldo dovrebbe essere immobile ed insensibile, come la statua del suo avolo in marmo, dormendo svegliato, e incorrendo nell’itterizia per cattivo umore? Ascolta, Antonio; io ti amo ed è la mia amicizia che parla; v’è una specie di persone i di cui volti si cuoprono d’un velo, come l’acqua d’uno stagno, e che mostrano una calma simulata per apparir gravi e saggi, parendo dire: signore, io sono un oracolo: allorchè parlo i cani si astengano dal latrare. Oh! mio caro Antonio, ben ne conosco di tal tempra, uomini che non debbono che al loro silenzio la loro riputazione di saviezza, e che se parlassero, ne son certo, non mancherebbero d’imprecare a coloro che ascoltandoli non si togliessero dall’averli in conto di pazzi. Te ne dirò di più un’altra volta. Ma tu non pescare con tal amo della malinconia, per venire in quella vana fama, delizia degli stolti. — Animo, venite con me, caro Lorenzo. — Addio, signore, dopo pranzo terminerò le mie esortazioni.

Lor. (ad Ant.) Sì, vi lascieremo fino all’ora del desinare, e converrà ch’io divenga uno di quei savi mutoli, poichè Graziano non mi lascia mai il tempo di discorrere.

Gra. Bene sta; abbimi a compagno anche un paio d’anni, e non saprai più quale sia il suono della tua voce.

Ant. Addio; ei mi farebbe divenire cicalone.

Gra. Sarebbe meglio in fede! perocchè il silenzio non si addice che ad una lingua di bue, e ad una fanciulla che non ha per anche capitolato.     (esce con Lor.)

Ant. Vi è in ciò qualche senso?

Bas. Graziano parla, senza dir nulla, meglio d’ogni altro uomo in Venezia. Le sue idee son come due grani di frumento nascosti