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244 il mercante di venezia


ATTO TERZO



SCENA I.

Una strada di Venezia.

Entrano Salanio e Salarino.

Sal. Ebbene, quali novelle sul Rialto?

Salar. La voce corre sempre, senza contraddizione, che un vascello di Antonio, carico di molte dovizie, abbia fatto naufragio nello stretto. Quello stretto credo si chiami Godwins; una pozzanghera delle più pericolose e spesso fatali, dove stan sepolti i carcami di molte navi; se il mio detto di comare è questa volta quello di una donna onesta e proba.

Sal. Vorrei che in ciò la tua comare avesse mentito, come sempre mentì quella che far volle credere ai suoi vicini di piangere la morte del suo terzo marito. Ma non è che troppo vero, che il buon Antonio, l’onesto Antonio... oh! avessi io un epiteto abbastanza degno per il suo nome.....

Salar. Ebbene, che avvenne?

Sal. Che avvenne? Egli ha perduto un vascello.

Salar. Così fosse questa la maggior delle sue perdite!

Sal. Dirò amen, per tema che il diavolo non attraversi la mia preghiera; perocchè eccolo che viene in sembianza di giudeo. (entra Shylock) Ebbene, Shylock? Quali novelle fra i mercanti?

Shy. Voi sapete, e niuno lo sa meglio di voi, come fuggita sia la mia figliuola.

Salar. È certo; io per parte mia conosco il sartore che le ha fatte le ali con cui s’è involata.

Sal. E Shylock sa che l’uccello aveva messo le penne, e quindi che era della sua natura di lasciare il nido.

Shy. Ella andrà dannata per ciò.

Salar. Certamente, se è il diavolo che la giudica.

Shy. La mia carne e il mio sangue si ribellano.

Salar. Come, vecchio cadavere, si ribellano alla tua età?

Shy. Dico che mia figlia è mia carne e mio sangue.

Salar. Vi è più differenza fra la tua carne e la sua, che fra l’ebano e l’avorio; più fra il tuo sangue e il suo, che fra la vernaccia