Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, VII.djvu/143

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134 MISURA PER MISURA


Gent. Chi è, di grazia?

Tut. Claudio, il signor Claudio.

Gent. Claudio prigione! Non può essere.

Tut. Ed io invece so che è: lo vidi arrestato, e condotto; e, quel che è più, di qui a tre giorni gli dev’esser mozzata la testa.

Luc. Ma dopo tante follìe non vorrei che ciò fosse vero: sei tu ben sicura di quel che dici?

Tut. Anche troppo: e questo gli accade perchè la bella Giulietta è incinta.

Luc. Ciò potrebbe essere: egli mi aveva promesso di venir da me due ore fa, e soleva essere sempre esatto ai ritrovi.

Gent. Oltrecciò, quant’ella dice si accorda col discorso che esso mi fece.

Gent. Ma più che tutto questo si lega perfettamente col bando esposto.

Luc. Corriamo a saper la verità. (esce coi due Gent.)

Tut. Così, mercè la guerra, i morbi, le forche e la povertà, io cado in miseria. (entra il Clown) Che v’è di nuovo?

Cl. Laggiù conducono un uomo in prigione.

Tut. Che cosa ha fatto?

Cl. Molti piaceri ad una donna.

Tut. Ma qual è il suo delitto?

Cl. D’esser stato a pescar le trote nei fiumi altrui.

Tut. Vi è dunque una fanciulla che è incinta dell’opera sua?

Cl. No vi è una donna che ha resa donna, di fanciulla che era. Non udiste il bando?

Tut. Qual bando, amico?

Cl. Tutte le case dei sobborghi di Vienna saran buttate giù.

Tut. E quelle della città?

Cl. Resteran su per semenza: esse pure sarebbero state abbattute, se un savio borghese non avesse perorato per loro.

Tut. E tutte le nostre case dei sobborghi dovran cadere?

Cl. A terra, madonna, a terra.

Tut. Quest’è un gran mutamento nello Stato! Che avverrà di me?

Cl. Bassicuratevi, i buoni procuratori non mancano di clienti, sebbene mutiate dimora, non muterete mestiere: ed io sarò sempre il vostro valletto. Andiamo, coraggio: avranno pietà di voi: voi, che avete logorati i vostri occhi col troppo guardare, sarete considerata.

Tut. Che far qui? Ritiriamoci.