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ATTO PRIMO 137

SCENA IV.

Un convento.

Entra il Duca e Frate Tommaso.

Duc. No, santo padre, allontanate tale idea, non crediate che il debole dardo dell’amore possa trapassare un seno ben armato. Il motivo che mi spinge a chiedervi un segreto asilo ha uno scopo più alto, che non i frivoli disegni della giovinezza.

Frat. Vostra Altezza può ella spiegarsi?

Duc. Mio venerabile padre, nessuno sa meglio di voi quanto io abbia amata sempre la vita solitaria, e quanto poco io mi curi di frequentar le assemblee in cui entrano la giovinezza, il lusso e la follìa. Ho confidato al signor Angelo, uomo di specchiata virtù e avvezzo a domar le sue passioni, il mio potere assoluto e la mia autorità, ed egli, come ogni altro, mi crede ora in viaggio per la Polonia. Volete sapere perchè ho adoperato così?

Frat. Mi farete piacere dicendomelo.

Duc. Noi abbiamo rigorosi statuti e dure leggi (freno necessario a caratteri ardenti) che abbiamo lasciate dormire per diciannove anni, come un leone satollo nella sua caverna, che non cerca più preda. Codeste leggi sono ora simili ad un padre indulgente, che ha legato un fascio minaccioso di verghe, unicamente perchè i suoi figli lo veggano, e n’abbiano spavento, non perchè ei ne voglia far uso; alla fine queste verghe, anzichè ispirare timore, divengono l’oggetto dei loro scherni. Così è accaduto dei nostri decreti; col troppo lasciarli inerti, son morti, e la licenza diffusa per tutto non conosce più modi.

Frat. Dipendeva da Vostra Altezza il togliere ogni vincolo alla giustizia, quando bene vi fosse sembrato; ed ella sarebbe apparsa più tremenda nella vostra persona, che in quella di Angelo.

Duc. Sì, ma io temei che essa nol fosse di troppo; e poichè è per colpa mia che i miei sudditi son divenuti così licenziosi, tirannia sarebbe in me il punirli crudelmente per trasgressioni ch’io stesso ho ordinate, essendo come un ordinare i delitti il lasciarli compiere. Ecco perchè, santo religioso, ho affidato ad Angelo quel difficile impiego: egli può all’ombra del mio nome punire gli abusi, senza che io divenga oggetto di censura. È per essere testimonio nascosto del suo modo di governare, ch’io voglio sotto il vostro abito, e come un religioso del vostro ordine visitare ed osservare e il ministro e il popolo. Perciò ve ne prego, datemi