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198 PERICLE PRINCIPE DI TIRO

I re son gli Dei della terra: e i falli loro van rispettati. Se Giove pecca, chi oserà accusar Giove? Ciò basti; prudenza è il celare quello che, palesato, ingenererebbe sdegno. Tutti amano le viscere da cui riceverono la vita... ma lasciate che io taccia, per amore della mia testa.

Ant. (a parte) Cielo, potessi io averla quella testa! Egli ha divinato il mio segreto, onde mi valga il dissimulare. — Giovine principe di Tiro, sebbene a tenore dei nostri decreti, fallendo voi alla prova, potessimo farvi subire la morte immantinente, nondimeno per un riguardo alla vostra giovinezza, ci mostreremo miti con voi, e vi accorderemo quaranta giorni per ispiegare l’enigma che leggeste, nel qual tempo se riescirete a ben illustrarlo, acconsentiremo con gioia a chiamarvi nostro figlio: fino a che tal intervallo sia trascorso, voi avrete riguardo, lo speriamo, al nostro onore e alla vostra dignità. (esce con sua figlia e il seguito)

Per. Come la gentilezza si sforza per ammantare la colpa. Come vile diventa il delitto, allorchè gli si è squarciata la benda! Oh, così mi fossi ingannato! Così vero non fosse! Ma come dubitarne?... Fanciulla, non ti sovvenisti tu ch’egli era tuo padre! Padre, non rammentasti ch’ella era figlia tua! Ora eccoti diventato padre e figliuolo; ecco lei divenuta figliuola e sposa; eccola contaminatrice del letto di sua madre, ed eccovi entrambi come serpi, che sebben si pascano di dolci fiori, diffondono pur sempre un veleno pestifero. Antioco, addio! Le tue colpe sono più nere della notte, e più non ne arrossirò, nè in luce vorrò porle. Il delitto ama di star celato, e col delitto sovente si assecura; un peccato ne provoca un altro; e l’omicidio segue tanto dappresso l’incesto, quanto il calore la fiamma. Il veleno e il tradimento sono le mani della colpa e i mezzi di cui essa si vale per coprir la sua vergogna; quindi, perchè la mia vita non vi dia sospetto, io penserò a metterla in salvo colla fuga. (esce; rientra Antioco)

Ant. Egli ha sciolto l’enigma, per cui noi vogliamo avere la sua testa. Non debbo vivere, per andare a divulgar dovunque il nostro disonore, e dir al mondo che Antioco si rese colpevole di sì nefando peccato. Immantinente convien ch’egli muoia, onde resti assicurata la mia pace. — V’è nissuno costà? (entra Taliardo)

Tal. Chiama, Vostra Altezza?

Ant. Taliardo, tu sei dei nostri più intimi, e dividi tutti i nostri segreti con fedeltà; sapremo ricompensarti del tuo amore. In-