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206 PERICLE PRINCIPE DI TIRO

rena che convien ceda a voi, ed io come tale a voi mi sottometto. — Oimè! il mare mi gettò di sponda in sponda, mi fe’ approdare sopra sterili roccie, dove una cruda morte poteva soltanto aspettarmi. Basti all’irata fortuna l’aver privato un principe del suo trono, l’avergli tolto ogni agiatezza di vivere, e sia concesso ad un misero di morire pacificamente sa questa riva, dove per ventura è stato alfine cacciato. (entrano tre pescatori)

Pesc. Olà, Pilche!

Pesc. Olà, vieni e porta le reti!

Pesc. In fede ch’io penso ancora a quella povera gente.

Pesc. Infelici, com’erano trabalzati dall’onde!

Pesc. Come si raccomandavano, come imploravano pietà da noi allorchè, sciagurati, avevam pena a salvare noi stessi.

Pesc. Io credo che un solo non sarà scampato a quel naufiragio.

Per. Chi son costoro? Poniamo a partito la loro bontà. — Salvete, onesta gente!

Pesc. Onestà? che vuol dir ciò? Se è per voi un dì fosco, cancellatelo dal calendario, e niuno ve ne farà carico.

Per. Il mare mi ha gettato sopra queste rive...

Pesc. Doveva esser ben ubriaco il furfante, recendovi così.

Per. Un uomo che lo acque e i venti han fatto lor giuoco vi supplica di pietà; egli mendica da voi; egli, che mai non fu uso a stondore la mano.

Pesc. Non v’è alcun male, bel giovine: sonvi in Grecia molti che guadagnano più mendicando, che non facciamo noi col lavorare.

Pesc. Saprai tu pescare?

Per. Non fui mai avvezzo a tal mestiere.

Pesc. Allora certo affamerai; perocchè non otterrai nulla» a meno che nol tel sappi prendere.

Per. Quello ch’io fui, l’ho dimenticato, ma quello che sono, la mia miseria mel tien presente: io sono abbattuto dal freddo: il sangue mi scorre gelido por le vene, e ho appena la vita, che occorre a chiedervi soccorso: se siete insensibili ai miei mali sepellitemi almeno, avvegnachè sono uomo, allorchè mi vedrete morto.

Pesc. Il Ciel nol voglia! Eccovi una veste; indossatela; riscaldatevi. Davvero siete un bell’uomo. Venite, venite con noi a casa, e avrete carne nei dì di festa, pesce nei dì di digiuno, pasticci e polli, e sarete il bengiunto.

Per. Vi ringrazio, amico.