Pagina:Rusconi - Teatro completo di Shakspeare, 1859, VII.djvu/258

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ATTO PRIMO 249

Ant. Rattieni un poco, amico, quella tua infaticabile lena, e rispondimi. Dove hai posto il danaro che ti diedi?

Drom. Quei sei soldi che mi deste mercoledì scorso?

Ant. Non ho voglia ora di celiare: dimmi dove ponesti quel denaro? Noi siamo stranieri qui, e credo bene che ad alcuno non avrai affidata una sì gran somma?

Drom. Vi prego, signore, di rimettere ad altro tempo la vostra beffa, e di venire ora a pranzo. Se non volete che la mia padrona faccia scontare a me la vostra negligenza. Farmi che il vostro stomaco dovrebbe, come il mio, tenervi vece di orologio, è chiamarvi a casa senz’altro messaggero.

Ant. Su via, Dromio, i tuoi scherzi son fuor di stagione. Riserbati ad istanti più lieti, e dimmi dove hai posto quell’oro the ti ho confidato.

Drom. A me, signore? Io non so nulla di quello che dite.

Ant. Su via, finiscila, e rispondi a dovere.

Drom. Quello Che m’incombe solo, signore, è di ricondurvi dal mercato alla Fenice per desinare: la mia padrona e sua dorella vi aspettano.

Ant. Pel mio battesimo, vuoi tu rispondermi e dirmi dov’è il mio denaro, o debbo io romperti la testa, per toglierti quelle tue fisime? Dove hai posti i mille marchi che ti consegnai.

Drom. Ho ricevuto da voi alcuni marchi sulla testa, alcuni altri della mia padrona sulle spalle, ma fino al numero di mille non credo che siano arrivati. S’io poi ora ve li rendessi forse voi non li prendereste con pazienza.

Ant. Della tua padrona? Ma qual padrona hai tu furfante?

Drom. La vostra sposa, la signora mia, quella che alberga alla Fenice, che sta ora digiunando, e vi pregherebbe di venir a pranzare con lei.

Ant. Tu mi schernisci dopo quel che ti ho detto? Abbine questa mercede, malandrino. (lo batte)

Drom. Che fate, signore? In nome di Dio, fermatevi, o se nol volete chiederò soccorso alle mie gambe. (fugge)

Ant. Sull’anima mia, con qualche frode quel mariuolo si sarà lasciato derubar tutto il mio oro. Si dice che questa città sia piena di scaltri che abbagliano gli occhi; di stregoni che affascinano l’anima; di gente venduta al demonio che compie opere tenebrose nè t’arresta davanti ad alcun delitto. Se ciò è vero, partirò tosto. Corriamo intanto al Centauro, purchè vi sia ancora il mio danaro. (esce)