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278 LA COMMEDIA DEGLI EQUIVOCHI

posseduto dallo spirito maligno. A questo dire tutti i malandrini mi son venuti addosso, mi han legato insieme col mio servo, e mi han cacciato in una umida e tenebrosa carcere. Quivi rompendo coi denti le mie funi, son riescito a liberarmi, e son corso ai piedi di Vostra Altezza; vogliate darmi un’ampia soddisfazione per tutti questi oltraggi che ho patiti.

Ang. Mio principe, quello solo di cui sono testimonio, e ch’io posso dire, è ch’ei non ha pranzato in casa, e che ne ha trovata chiusa la porta.

Duc. Ma gli avete voi data sì o no quella catena di cui parla?

Ang. Sì, mio principe, e quando correva per le strade, queste oneste persone gliel han veduta intorno al collo.

Mer. Di più potrei giurare, che colle mie orecchie io vi ho inteso (a Ant.) confessare che avevate ricevuto da lui quella catena, sebben poscia l’abbiate con giuramento negato, ed è in tale occasione che ho sguainata la spada contro di voi. Allora voi siete fuggito in quell’abbazia, da cui non siete potuto escire che per un miracolo.

Ant. Non mai io sono entrato in quell’abbazia, non mai voi avete sguinata la spada contro di me: non mai ho avuta la catena di cui parlate: così il Cielo mi assista, com’io dico la verità e come tutto quello che voi mi attribuite non è che menzogna.

Duc. Quale strano enigma è questo! Io credo che voi tutti abbiate bevuto alla tazza di Circe. S’ei fosse entrato in quella essa, vi si sarebbe trovato: s’ei fosse pazzo, non patrocinerebbe la sua causa con tanta eloquenza. Voi dite (a Ang.) che egli ha pranzato in casa, e l’orefice lo nega. — E tu, valletto, che dici tu?

Drom. Signore, egli ha pranzato con quest’altra donna in una osteria.

Cor. Dove poi mi ha rapito quell’anello che gli vedete.

Ant. È vero, mio principe, quest’anello è suo.

Duc. Lo vedesti tu entrare nell’abbazia?

Cor. Sì, mio sovrano, com’io veggo Vostra Grazia.

Duc. Strano in verità! Ite, e chiamate l’abbadessa. Io credo da senno che deliriate tutti. (esce uno del seg.)

Eg. Potentissimo duca, concedetemi la libertà di dire una parola. Forse ho io qui un amico che riscatterà la mia vita colla somma necessaria.

Duc. Parlate liberamente.

Eg. Non vi chiamate voi Antifolo, e non è questi il vostro servo Dromio?