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ATTO SECONDO 305


Leon. Non la caccierete dunque lungi dì qui, traditori? Datele la sua bastarda. Tu, imbelle, (a Ant.) donna e non uomo nel tuo matrimonio, prendi su quella fanciulla, e portala via.

Paol. Le tue mani siano per sempre disonorate, se sollevi la principessa, dopo il nome falso e vile con cui l’ha oltraggiata.

Leon. Egli ha paura di sua moglie.

Paol. Vorrei vedervi del pari dividere i suoi timori: allora non esitereste a chiamar i vostri figli, figli vostri.

Leon. Schiatta di traditori.

Ant. Non sono un traditore, ne attesto questa santa luce.

Paol. Nè io, nè alcun altro di quelli che stan qui lo sono, un solo tranne, voi stesso. Voi che abbandonate il vostro onore, e quello della vostra sposa e di vostro figlio, di tante liete speranze, e quello di questa fanciulla che vi appartiene, all’infamia più tremenda; voi che non volete (e in tal circostanza è una fatale sventura, il non poter sforzare la vostra volontà) sradicar dal cuor vostro la ingiusta opinione che avete concetta e che è più falsa dell’onde, o del vento.

Leon. È una creatura di una lingua sfrenata che dianzi abbaiava contro il suo sposo, ed ora latra contro di me! Quella fanciulla non è mia; è della razza di Polissene. Toglietela dalla mia vista, e datela alle fiamme insieme con sua madre.

Paol. Essa è vostra, e noi potremmo per rimproverarvi, ripetere l’antico adagio: vi somiglia tanto che è una vera disgrazia. — Guardate, signori, se non è una copia fedele del padre: i suoi occhi, il suo naso, le sue labbra, l’espressione dei suoi sopraccigli, la sua fronte, e le pozzette delle sue gote, e tutto il suo sorriso; la forma perfetta delle sue mani, delle sue unghie, delle sue dita. — E tu natura, buona Dea, che l’hai formata sì simile a quegli che la generò...

Leon. Diabolica strega... e tu vile idiota, meriteresti di essere appeso per non volerle chiudere la bocca.

Ant. Se faceste appendere tutti i mariti che non possono contener le lingue delle loro spose, vi rimarrebbe appena un suddito.

Leon. Ancor una volta, trascinatela lungi di qui.

Paol. Il più malvagio e il più snaturato degli uomini non può far di peggio.

Leon. Ti farò gettare nelle fiamme.

Paol. Non me ne cale; è quegli che accende il rogo, che è l’eretico, e non quegli che vi viene abbruciato. Non vi chiamo tiranno, ma il trattamento crudele che fate subire alla vostra sposa, senza poter dare altre prove dell’accusa, che le chimere