Pagina:SD Luzzatto - Commentary on Bereshit.pdf/53

Da Wikisource.

XLII Ì

Lo stesso deve dirsi relativamente all'ordine dal sacro scrittore nelle sue narrazioni tenuto, e lo stesso pur dicasi delle frequenti sue ripetizioni. ll rendere ragione è cosa lode- vole, qualora si faccia senza pregiudizio del genuino senso dei testi; non è però indispensabile, ne sempre all’ umana intelligenza è dato di tarlo. Sarà sempre miglior partito la- sciare intatti questi fenomeni che renderne delle poco soddi- sfacenti, o incerte ragioni.

E pecca finalmente nella sacra Ermeneutica contro il retto uso della ragione, chi prende a interpretare le espressioni del sacro testo, staccate e divulse dal loro contesto; ciocche è veramente abusare delle divine parole, mentre è manifesto che una proposizione tronca e mutilato può dare un senso tutto contrario a quello che darebbe nella sua integrità; ne havvi errore 0 assurdità che in tal guisa non possa appog- giarsi alla sacra Scrittura.

E qui, studiosi giovani, convien nuovamente distinguere. Conciossiachè se va errato chi separatamente interpreta le varie parti d’ una medesima proposizione, ovvero le varie proposizioni l’ una all’ altra subordinate e connesse; non va meno errato chi suhordinar vorrebbe una proposizione ad un’ altra, la quale tutwchè a lei vicina, è però da quella staccata intieramenle e disparate di senso e di natura.

Difatti nella parte precettiva del sacro Codice molte leggi veggonsi i’ una l‘ altra succedere, le quali per loro natura aver non possono l’ una con l’ altra la menoma correlazione. Nè altrimenti poteva la cosa accadere in un libro che ogni sorta di legge in se abbraccia. É quindi chiara cosa, che due leggi di vario soggetto. e di natura del tutto diversa, per quanto immediatamente si succedano, non possono risguar- darsi come proposizioni l’ una all’ altra subordinato, ma come sentenze aflhtto distinte e indipendenti.