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atto primo. — sc. iii. |
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poli. Gli lia pur avuta cara questa noslra
Contradizion; mai più ne sborsa un soldo.
Sem. Oh se la festa avesse a durar troppo,
Io leverei l’alloro; ’ ma noi siamo
Presso alla fin; ehè ci son nuove’chiare
Da Siroe suo padre, e dal legato
Coin’arrivati là sul persiano,
Si son quasi del regno impadroniti
Senza trar, si può dir, spada «ai fuori,
Perch’ogn’un chiama Siroe, e se li danno
(Come a vero e legittimo signore)
Tutti d’accordo, e senza contraporsegli.
Ma deli, entriamo qua; che quello ò ’I vecchio
A chi avrei a ficcar quella carota.
Don. Ah si, si, gli è quel vecchio delle lucciole,
Padre d’un giovali molto amico mio.
Sem. Che lucciole?
DoR. Oh, io vo’che voi ridiate
Della sua gaglioffaggine; ma io
Vorrei andar in un servizio.
Sem. Andate,
E tornate a mangiar, perch’io v’aspetto.
Don. Si, chi dà spesa non dee dar disagio.
SCENA IV.
GRISOGONO vecchio, PALLOTTOLA ragazzo,
RAGNINO e PERITOSO.
Gris.
Io t’ho inteso; va via; che per ancora
Io non ho di bisogno di tua opera.
Rag.
Voi potresti dar forse in qualcun altro
Che vi farebbe stare.
Gris.
Alla buon ora;
Io mi ricorderò di te.
Rag.
Dugento
Pezzi d’oro vo’ farvi guadagnare.
Gris.
Faccende assai.
1 Allude al proverbio: Chi la festa non vuol levi l’alloro (o come ora
più comunemente si dice: Chi non vuol V osteria levi la frasca), per significare
che leverebbe l’occasione di far accadere di queste cose, se non fosse, ecc.
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