Pagina:Sacre rappresentazioni III.djvu/20

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atto primo. — sc. iii. 17

poli. Gli lia pur avuta cara questa noslra Contradizion; mai più ne sborsa un soldo. Sem. Oh se la festa avesse a durar troppo, Io leverei l’alloro; ’ ma noi siamo Presso alla fin; ehè ci son nuove’chiare Da Siroe suo padre, e dal legato Coin’arrivati là sul persiano, Si son quasi del regno impadroniti Senza trar, si può dir, spada «ai fuori, Perch’ogn’un chiama Siroe, e se li danno (Come a vero e legittimo signore) Tutti d’accordo, e senza contraporsegli. Ma deli, entriamo qua; che quello ò ’I vecchio A chi avrei a ficcar quella carota. Don. Ah si, si, gli è quel vecchio delle lucciole, Padre d’un giovali molto amico mio. Sem. Che lucciole? DoR. Oh, io vo’che voi ridiate Della sua gaglioffaggine; ma io Vorrei andar in un servizio. Sem. Andate, E tornate a mangiar, perch’io v’aspetto. Don. Si, chi dà spesa non dee dar disagio. SCENA IV. GRISOGONO vecchio, PALLOTTOLA ragazzo, RAGNINO e PERITOSO. Gris. Io t’ho inteso; va via; che per ancora Io non ho di bisogno di tua opera. Rag. Voi potresti dar forse in qualcun altro Che vi farebbe stare. Gris. Alla buon ora; Io mi ricorderò di te. Rag. Dugento Pezzi d’oro vo’ farvi guadagnare. Gris. Faccende assai. 1 Allude al proverbio: Chi la festa non vuol levi l’alloro (o come ora più comunemente si dice: Chi non vuol V osteria levi la frasca), per significare che leverebbe l’occasione di far accadere di queste cose, se non fosse, ecc. 2’