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capitolo xx. - i biciclettisti 187


Ormai più nessun ostacolo, nè la fame, nè il freddo, nè i ghiacci ci arresteranno. Sciogliete la macchina.

— Ma potremo noi trasportare tutti i viveri, le tende, le armi, le munizioni, le vesti ecc.? chiese Peruschi.

— Non ci caricheremo che del puro necessario, rispose Wilkye. Dei viveri per nutrirci dieci giorni, la tenda che ci è indispensabile per ripararci alla notte dal freddo, le coperte di lana, le armi con cinquanta cariche e la lampada ad alcool.

— Lasceremo qui il resto?

— Sì, Peruschi, e riprenderemo tutto nel nostro ritorno.

— Ma gli animali possono divorarci i viveri.

— Rizzeremo un cairn come usano le popolazioni del Polo Artico. Al lavoro, amici!...

Come si disse, la macchina era costruita in modo che si poteva smontare ottenendo tre biciclette. Wilkye, che aveva assistito alla costruzione, in pochi minuti sciolse i diversi pezzi, unì le ruote, vi adattò le sterze ed i manubri che aveva recati con sè, mise a posto i sellini e consegnò ai suoi amici le tre biciclette, che in fatto di solidità nulla avevano da invidiare alle altre.

— È fatto, disse. Ora aiutatemi a rizzare il cairn.

Radunò tutti gli oggetti che non potevano trasportare ed intorno ad essi si mise ad ammucchiare dei massi di ghiaccio, che i suoi compagni tagliavano nel campo, formando una specie di piramide alta parecchi metri.

— Ecco ciò che si chiama un cairn, disse, quand’ebbe terminato. Ci sarà facile a ritrovarlo in questa pianura e nessuno toccherà la nostra riserva. In sella, amici, e avanti sempre: la fortuna è con noi!.....

Salirono sulle biciclette dopo di essersi caricati delle provviste, delle tende, delle coperte e delle armi le quali potevano diventare preziose, e riforniti di viveri e della