Pagina:Salgari - Duemila leghe sotto l'America - Vol. II.djvu/16

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14 capitolo xv.


— Soffoco! gridò Burthon con voce strozzata.

— Acqua! Acqua!... gridò O’Connor.

Morgan si slanciò giù dalla rupe, si precipitò verso il barile che poco prima era stato aperto e che conteneva ancora parecchi litri d’acqua, e lo portò ai compagni.

L’un dopo l’altro tuffarono la testa e le mani in quell’acqua e si bagnarono il corpo.

— Respiro! esclamò O’Connor. Dannato lago! Non credeva di salvare la pelle!

— Se so chi fu a incendiarlo lo appicco, disse Burthon.

— Fu lo stoppaccio del tuo fucile, disse sir John.

— Oh, diavolo! Per un arrosto quasi quasi arrostivo i miei compagni.

— Andiamo a visitare il battello, disse Morgan.

L’ingegnere e i suoi compagni scesero il monticello e si diressero verso la riva. L’Huascar non aveva sofferto, quantunque le fiamme più volte l’avessero lambito, ma la provvista d’acqua era assai scemata e il carbone aveva preso fuoco.

Morgan si affrettò a spegnerlo.

— E il nostro pranzo? chiese O’Connor.

— Si è abbruciato, rispose Burthon. Che disgrazia! E avevo tanto lavorato!

— O’Connor ne preparerà un altro, disse sir John. Intanto noi visiteremo il lago.

— Accettato, disse Burthon.

I due cacciatori e l’ingegnere s’imbarcarono ponendo mano ai remi, mentre O’Connor si metteva subito al lavoro per allestire un altro pranzo.

La corrente era debole assai e portava verso il sud, dove aprivasi una grande galleria sostenuta da grossissime colonne.

L’ingegnere, postosi a timone, diresse l’Hua-