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un cadavere 75


CAPITOLO XXII.

Un cadavere.

La spaventevole convulsione del suolo aveva ridotto la grande galleria in uno stato deplorevole. Le gigantesche colonne che sostenevano le altissime vôlte e che prima parevano dovessero sfidare i più formidabili terremoti del globo, giacevano a terra rotte di trenta o quaranta pezzi le une e sminuzzate le altre; le pareti, che per migliaia e migliaia d’anni forse, avevano sfidato senza scuotersi le acque e le eruzioni vulcaniche, erano crollate e mostravano immense spaccature; le vôlte, che pure forse da migliaia e migliaia d’anni reggevano il peso di montagne e fors’anche di città intere, avevano ceduto e ingombravano le rive e il fiume. Il letto stesso delle acque si era sollevato in causa della irresistibile spinta, diventando così inclinato che la corrente scendeva con furia estrema.

Fin dove giungeva la luce delle lampade non si vedevano che montagne di sassi, frammenti di rupi, rocce colossali che avevano sfondato il terreno e che vi si erano in gran parte sepolte, pezzi di colonne, pezzi d’arcate.

— Che caos! esclamò Burthon. Quel brigante di terremoto m’ha distrutto da capo a fondo la galleria. Che forza!