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94 capitolo dodicesimo


— Speriamo di calare inosservati. —

Lo Sparviero, sempre sorretto dai suoi piani inclinati e rimorchiato dall’elica prodiera, s’avanzava lentamente sull’Hoang-ho, spinto anche dal vento che era, fortunatamente, favorevolissimo.

Era però sempre un po’ sbandato dal lato dell’ala spezzata, tuttavia pareva evitato il pericolo d’un capitombolo improvviso.

L’isola ingrandiva a vista d’occhio. Era un bel pezzo di terra, di forma allungata, situato proprio in mezzo al fiume, in un punto dove questo aveva una larghezza di oltre due chilometri. Folti canneti circondavano l’isolotto e sulle rive crescevano numerose piante, per la maggior parte pini, querce e giuggioli.

Numerosi uccelli acquatici, gru, oche, schiavi d’acqua, alcedi e marangoni svolazzavano in mezzo ai canneti, formando, colle loro grida rauche, un baccano assordante.

— Bell’isolotto, — disse Rokoff, che lo guardava attentamente.

— E non vi è alcun abitante, — disse Fedoro.

— Ne prenderemo possesso senza contrasti e spiegheremo la bandiera dello Sparviero, se ne ha una.

— L’ha, ma non si espone, almeno per ora, — disse il capitano che lo aveva udito. — Ehi, macchinista, rallenta e lasciamoci cadere dolcemente. I piani inclinati basteranno. —

L’isola, che aveva un circuito d’oltre un miglio, si prestava magnificamente alla discesa dello Sparviero poichè, mentre le rive erano coperte di folti alberi, l’interno invece era solamente ingombro di sterpi e di piccoli cespugli.

Arrestato il movimento turbinoso delle tre eliche, l’aerotreno che aveva già raggiunto la punta estrema dell’isolotto, cominciò ad abbassarsi lentamente, sorretto dai piani inclinati, i quali agivano come due immensi aquiloni.

Passò sopra i primi alberi sfiorandone le cime, poi calò dolcemente proprio in mezzo a quel brano di terra, coricandosi fra i cespugli.

Le due ali, con un mezzo giro dell’albero motore, si erano distese orizzontalmente, in modo da rimanere perfettamente nascoste a qualunque navigante che scendesse o salisse il fiume.

— Che cosa ne dite di questa discesa? — chiese il capitano con voce assai lieta.

— Che non poteva riuscire migliore, — rispose Rokoff. — Potete andare superbo della vostra macchina, signore. Eppure io avrei giurato che saremmo precipitati in mezzo al fiume.