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l'inseguimento dei mongoli 135

catena di rocce e ridiscendeva verso il deserto piegando un po’ verso l’ovest.

Lo Sciamo, al di là di quelle colline, perdeva molto della sua aridità. Se vi era maggior copia di neve su quelle immense pianure si vedevano anche molte erbe altissime e gruppi di betulle e di pini i quali formavano dei graziosi boschetti popolati dai nidi di falchi, di pernici da neve, di lepri e di ermellini. Era quella la regione abitata dai Chalkas, tribù di nomadi ospitali, che si dedicano all’allevamento del bestiame e che vivono sotto vaste tende di feltro che piantano qua e là, secondo che li spinge il capriccio.

In quel luogo, in quel momento non si vedeva alcun attendamento. Probabilmente il freddo li aveva ricacciati verso l’est per cercare pascoli più abbondanti sui pendii dei Grandi Chingan o sulle rive del Kerulene della Chalka.

Poco dopo il mezzodì lo Sparviero che aveva incontrata una corrente d’aria favorevole che spirava dal sud-est, si librava a poca distanza da un laghetto, le cui rive erano coperte da una vegetazione abbondante, composta di abeti giganteschi, di betulle, di larici, di lauri, di cespugli, di rose canine, di pomi selvatici e di noccioli.

— Possiamo scendere, — disse il capitano, facendo cenno al macchinista di arrestare le eliche. — Le nostre trote ci aspettano.

— Ci fermeremo molto qui? — chiese Rokoff.

— Finchè il macchinista avrà riparata l’ala in modo da garantirmi che non si spezzi più. Avete forse fretta di tornare in Europa?

— Nessuna, signore, — rispose il cosacco.

— Ah! Il telegramma!

— Quale, capitano?

— Quello del vostro compagno. Signor Fedoro, volete scriverlo? —

Il russo guardò il capitano, il quale sorrideva.

— Vi è qui qualche ufficio telegrafico? — chiese Fedoro.

— Qui no, ma non è molto lontano.

— Se siamo nel cuore del Gobi?

— E perciò? Badate a me, preparate il telegramma per la vostra casa. Ah? Signor Rokoff, voi non avete paura degli orsi, è verò? Vi avverto che qui non sono rari. Io vi farò assaggiare le trote; voi uno zampone di plantigrado. Vi piace?