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142 capitolo diciottesimo


La tavola era stata preparata presso il fuso, accanto ad un allegro fuoco di rami di pino e col solito lusso.

L’assalto dato dai quattro aeronauti fu tale, che dopo mezz’ora del superbo arrosto non ne rimaneva che un terzo.

— Capitano, — disse Rokoff, che aveva divorato per quattro. — Siete un cuoco ammirabile!

— Vedremo che cosa direte domani delle mie trote, — rispose il comandante, con un leggero accento ironico.

Passarono buona parte della serata attorno al fuoco, fumando e sorseggiando dell’eccellente ginepro e del whisky, poi verso le dieci si ritirarono nelle loro cabine.

Il macchinista invece aveva continuato il suo lavoro, punto seccato dal vento freddissimo che soffiava dalle non lontane vette dei Kentei.

All’indomani la riparazione era finita. L’ala era stata rinforzata così robustamente, da non temere che dovesse cedere anche dinnanzi al vento più furioso.

— Resisterà quanto e forse più dell’altra, — disse il capitano, che aveva osservato attentamente il lavoro compiuto dal macchinista.

Poi, senza aggiungere altro, diede mano a preparare il pranzo che doveva far stupire i suoi ospiti.

Questi, avendo appreso che la partenza non si sarebbe effettuata che nel pomeriggio, si erano recati sulle rive del lago a fucilare le oche, le anitre ed i cigni che si mostravano sempre numerosi nelle piccole insenature, dove trovavano abbondante nutrimento.

Quando tornarono, così carichi di selvaggina da non potersi quasi reggere, il capitano stava levando dai suoi forni gli zamponi del melaneco, mentre il macchinista si aggirava fra cinque o sei pentole dove friggevano o bollivano pesci, anitre e legumi.

La tavola, questa volta, era stata preparata sul ponte dello Sparviero, anzi era stata levata perfino la tenda che aveva servito al macchinista per ripararsi dal freddo durante il lavoro notturno ed era stato imbarcato anche il fornello.

— Pranzeremo in aria? — chiese Rokoff.

— Ma... ah! Udite?

— Che cosa, signore?

— Queste grida.

— Per le steppe del Don! Ancora i mongoli? —

In lontananza, verso l’est, si vedevano alzarsi sulla pia-