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le ambizioni d’un calmucco 163


Il mandiki, con un gesto da sovrano, impose silenzio alla turba e gridò con un vocione da basso profondo:

— Giù le armi, figli miei. Questa bestia non farà male a nessuno, perchè io l’ho domata e fate buona accoglienza agli uomini che mi accompagnano, che sono i figli di Budda.

— Ah! Il volpone! — esclamò Rokoff. — Per lui eravamo figli della luna; ora siamo diventati, per gli altri, nientemeno che figli del Dio. Sfrutta bene l’ignoranza di questi poveri Calmucchi. —

Il mandiki, dopo molti sforzi e anche coll’aiuto del cosacco e di Fedoro, era riuscito a scavalcare la balaustrata, muovendo, con incedere maestoso, verso la folla che gli si era subito stretta intorno disputandosi l’onore di baciargli l’orlo della veste.

I Calmucchi parevano in preda a un vero delirio. Finirono per sollevare il monaco, non ostante il suo enorme peso, portandolo in trionfo per la piazza.

— Ci lascia? — chiese Rokoff. — Non sarei stupito che se ne andasse dimenticandosi d’inviarci i promessi montoni. —

No, il cosacco giudicava male il mandiki, perchè questi, appena calmatosi un po’ l’entusiasmo della folla, si fece deporre a terra e s’avvicinò allo Sparviero, dicendo al capitano:

— Signore, degnatevi accettare l’ospitalità nella tenda della principessa che comanda in Turfan. Si sta preparando il pranzo pei figli di Budda.

— Durante la nostra assenza nessuno toccherà il mio uccello?

— Oh! Non temete! Questi stupidi hanno troppo paura e non oseranno nemmeno accostarsi. Non sono sacerdoti essi.

— Per prudenza lasciamo qui il macchinista e quel signore, — disse il capitano. — E noi, signor Rokoff e voi, Fedoro, armiamoci delle rivoltelle. Non si sa mai quello che può accadere.

Nascosero le armi sotto le larghe fasce, delle rivoltelle di grosso calibro, vere Colt americane e seguirono il monaco, fiancheggiati da due o trecento Calmucchi, i quali però si tenevano a una certa distanza.

— Sarà giovane o vecchia questa principessa? — chiese Rokoff al capitano.

— Se sarà bella e giovane, vi concedo il permesso di corteggiarla, — rispose il comandante, ridendo. — Non rimarrà insensibile agli omaggi d’un figlio di Budda.

— Non mi comprenderà.

— Ah, sì, mi dimenticavo che non parlate nemmeno il cinese.