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la principessa di turfan 173


La principessa, dopo un lungo sospiro ed un’ultima occhiata al cosacco si era rovesciata sul divanetto, cadendo addosso al mandiki il quale pareva che non sapesse più in quale mondo vivesse.

Rokoff, Fedoro e il capitano si erano alzati, estraendo le rivoltelle.

— Fuggiamo, — disse il cosacco. — Cara sposa, non mi vedrai mai più. Ti lascio i montoni, i cammelli e anche il secolo che ti pesa sulle spalle. —

Stavano per slanciarsi fuori, quando videro il monaco alzarsi e fare, brancolando, qualche passo innanzi.

— Fug...gono... all’ar...mi... ca...pi...! servi...! — gridò facendo sforzi disperati per attraversare la tenda.

— Non l’hai ancora finita? — urlò Rokoff, furibondo. — Prendi! —

Il suo pugno piombò col rumore d’una mazza, sulla faccia paffuta del mandiki.

Il Calmucco cadde in mezzo ai piatti e alle salse, colle gambe levate, facendo tremare perfino il suolo.

I tre aeronauti, sbarazzatisi di quell’importuno, balzarono fuori della tenda, passando sul corpo dei servi ubbriachi e si precipitarono verso il luogo ove avevano lasciato lo Sparviero.

Qualcuno se n’era accorto, poichè tutto d’un tratto si udì rimbombare un gong, poi un secondo, quindi un terzo.

— Presto! — gridò il capitano, precipitando la corsa. — Vengono! —

Degli uomini uscivano dalle tende che erano ancora illuminate! Vedendo quei tre fuggire si misero ad inseguirli, urlando a piena gola.

Lo Sparviero era però vicino e la macchina era pronta a funzionare, avendo il capitano avvertito il macchinista.

I tre fuggiaschi con un solo salto varcarono la balaustrata, mentre lo sconosciuto che si era armato d’un winchester a ripetizione apriva un magnifico fuoco accelerato contro i Calmucchi che accorrevano da tutte le parti, vociando minacciosamente.

— Via! — gridò il capitano che bruciava le cariche della sua rivoltella.

Lo Sparviero agitò le sue immense ali correndo addosso ai Calmucchi per prendere lo slancio, poi cominciò ad innalzarsi fra alcuni spari.

— Eccoli corbellati — esclamò Rokoff, mentre il trenoaereo fuggiva con una velocità di quaranta miglia all’ora.