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sugli altipiani del tibet 199


— Portano lassù i morti?

— No, le sole ossa dei più famosi capi reputati degni della sepoltura celeste, invece di quella terrestre. Quelle ossa devono prima venire polverizzate, quindi convertite in pillole per darle da mangiare alle aquile.

— Le quali devono portarle in cielo, secondo la credenza dei tibetani.

— Sì, signor Rokoff.

— E la sepoltura terrestre in che consiste allora? — chiese Fedoro.

— È un po’ diversa e meno onorifica, dovendo avere per feretro il ventre dei cani e dei lupi. Il morto, dopo essere stato lasciato sospeso per sette giorni ad un angolo della sua casa, rinchiuso in un sacco di pelle, si taglia a pezzi e si porta su una cima qualunque a pasto dei cani.

— E se invece lo mangiano gli avvoltoi? — chiese Rokoff, ridendo.

— Tanto meglio perchè, a dispetto dei Lama, andrà più presto in paradiso.

— Che strane cose, — disse Fedoro.

— Sono cose da pazzi, — soggiunse Rokoff. — Capitano, andremo a visitare anche la capitale del Tibet.

— Vi passeremo sopra senza fermarci. I Tibetani non amano gli stranieri e, se ci prendessero, sarebbero capaci di farci fare una brutta fine, in fondo a qualche sotterraneo pieno di scorpioni.

— Che cosa dite? — chiese Fedoro.

— È così che fanno morire i loro prigionieri, quando non preferiscono invece squartarli e darli da mangiare ai selvaggi di U.

— Speriamo di non lasciarci prendere.

— Non ci abbasseremo che nei luoghi assolutamente deserti. Qui non corriamo alcun pericolo, essendo questi altipiani spopolati, ma al sud, nella regione dei laghi, nelle profonde valli dello Tschans-tschu, dovremo usare molta prudenza. I Lama non ischerzano e non tollerano gli europei nel loro paese. Ecco il grande altipiano.

— E il freddo che aumenta, — disse Fedoro.

— E crescerà sempre più, — aggiunse il capitano. — Indossiamo i nostri vestiti d’inverno e riscaldiamo il fuso. L’aria liquida è buona nei paesi caldi, non qui. —

Lo Sparviero, che s’inalzava sempre, aveva raggiunto una